Quello del gusto è un format in continua evoluzione e le panetterie di Torino non sfuggono al trend generale.
Negli ultimi anni il mercato della GDO (supermercati, ipermercati etc.) ne aveva segnato una profonda crisi e, come spesso accade, chi non ha saputo rinnovarsi, reinvestire, proporre qualità e, soprattutto, la tradizione che i supermercati non possono trasmettere, si è ritrovato con la serranda abbassata.
Ma tra i negozi che, invece, hanno riconquistato il mercato e si sono affermati come presidi di quartiere, abbiamo selezionato le 12 migliori panetterie di Torino, dove gli artigiani sono accomunati dalla voglia di differenziare l’offerta e di ricercare farine e nuovi metodi di lavoro.
Artigiani che, con la loro determinazione, voglia di fare e passione per il proprio mestiere sono arrivati a segnare un trend positivo di nuove aperture negli ultimi due anni (almeno per quanto riguarda il periodo pre Covid-19) e che già avevamo messo in evidenza in un’indagine economica sulla ristorazione di gennaio 2018.
Un presidio del gusto a San Salvario, in via Berthollet 30, una scelta di pane attenta e la possibilità di fare una spesa veloce a due passi dal mercato di piazza Madama. Presente in molti eventi cittadini, il loro banco è letteralmente preso d’assalto.
Voglia di Pane in via Chiesa della Salute 23 e anche Spoto Bakery Bistrot, in via XX Settembre 57, che è stato tra le aperture più attese del 2018 a Torino. Alessandro Spoto è un giovane Maestro del Gusto di Torino e provincia, allievo di Luca Scarcella e giovane imprenditore alla ricerca di nuove sfide.
Luca Scarcella non ha mai fatto mistero del suo passato da panettiere “normale”. Ma dopo anni di studio e consulenze ha trasformato un panificio di quartiere nel suo Forno dell’Angolo, in via Lurisia 7, uno spazio molto lontano dai luoghi comuni del negozietto di prossimità. Un vero e proprio “teatro della farina”, sempre attento ai trend di mercato.
In quella via Cibrario 31, via sempre più interessante dal punto di vista del gusto (sono tanti gli indirizzi di botteghe gastronomiche), dal 1957 il Panificio Avetta macina prodotto. Riccardo Avetta è uno dei membri torinesi di punta del Richemont Club Italia.
Più che una panetteria, una boutique del pane in via Cavour 10. Prezzi alti per selezionare la clientela, Perino Vesco è da sempre il negozio più legato come filosofia al milanese Princi.
In via Medici 29 a Torino, Federico e Lorenzo Grimaldi sono diventati artigiani del pane. Interessati ai progressi della ricerca per uno stile di vita sano, scelgono cibi biologici e non raffinati. E questa attenzione si riflette sul loro pane: selezionato in ogni suo ingrediente e lavorato con metodi antichi.
Ci segnalano questa micro-panetteria, in via degli Artisti 27. Focacce e pane con lievito naturale.
Progetto sociale nato per il reinserimento dei carcerati del penitenziario Lorusso&Cotugno. Farina nel Sacco usa farine selezionate e vende in via San Secondo 10F.
La necessità di fare rete è un mantra di Eat Piemonte. E l’apertura di Taglio di Luigi Ferraris presso Luogo Divino, locale aperto nel 2017 all’angolo tra via Maria Vittoria e via San Massimo, è un esempio di sistema fra imprenditori e luoghi del gusto. Il panetterie Alessandro Verri arricchisce il format del locale con la sua arte di panificare.
Nel parco dei Laghi di Avigliana, i fratelli Maritano hanno riadattato la vecchia stalla di famiglia ricavandone un forno a legna, con annesso laboratorio e punto vendita certificato biologico.
Qui sono sfornate numerose varietà di pani integrali realizzati con cereali biologici macinati a pietra: grano tenero, farro, khorasan Kamut®, grano duro Senatore Cappelli, riso, orzo, avena e grano saraceno.
Da provare un pane tipico dell’Alta Val di Susa, il Pan Barbarià, o pane imbarbarito, che deve il suo nome alla farina usata per produrlo, ricavata dai raccolti di montagna, dove si seminavano insieme la segale e il grano.
A Chiesanuova, dal 2000, un piccolo laboratorio di panificazione viene gestito direttamente dai titolari, Veronica, Rocco, Raffaele e Massimo: rispettivamente moglie, marito, cognato e cugino. Tutti partecipano direttamente alla creazione degli impasti che poi daranno vita al pane.
Il maestro del gusto Ignazio Mudu, insieme alla sorella Pia, gestisce questo negozio con forno (e annesso laboratorio) nel centro storico di Gassino, in corso Italia 24. La passione da sempre coltivata per l’arte bianca ha portato Ignazio a impegnarsi nella produzione di uno dei prodotti d’eccellenza torinese: il grissino.
Sono numerosi i panifici in provincia di Torino che meritano una citazione per la loro scelta di andare controcorrente e riportare il pane a essere ricercato qualitativamente, pur nella sua semplicità archetipica.
Noi abbiamo scelto le nostre 12 migliori panetterie di Torino e provincia, ma le vostre quali sono? Scrivetecele nei commenti!
GRAZIE MILLE di cuore per averci nominato. Per noi è stata una gradevolissima sorpresa!
Paolo, Nadia e staff
Guardate che “pan barbarià” vuol dire inzuppato, ambarburì in piemontese. Deriva dal fatto che spesso le popolazioni che abitavano le frazioni montane facevano il pane non più di due volte l’anno e lo conservavano in appositi posatoi di legno (stagere) dove diventava ovviamente durissimo, ma non ammuffiva. Per mangiarlo lo imbarburivano generalmente nel latte.
CIAO
Sergio
Barbaria’ e’ un ‘antico sistema (purtroppo per loro),di coniugare l’uso della segale,con il grano.
Dalla miscela si otteneva appunto il BARBARIA’ ,un misto di segale e grano molto piu’ digeribile a dispetto della sola segale.
Considera che coltivare il grano in zone montane e’ piuttosto arduo e usarlo puro per quei tempi era costoso.
il connubio permette di ottenere una farina” tagliata”,che evita l’aggressione violenta dell’amilasi ai fini tecnologici,e permette di ottenere un prodotto piu’digeribile,rispetto alla segale pura.
Mio nonno negli anni venti aveva panificio a Gressoney, e mi raccontava di questa miscela di farina,che dava l’illusione di essere “ricchi” anche alla gente di popolino che non poteva pernettersi il pane bianco ,ottenuto con la farina che arrivava dalla pianura.
Oggi che si va a riscoprire antichi sapori ,non ci si pone pero’ il problema di sapere quale fosse il motivo dell’origine di questa miscela…………………….la fame.
Un abbraccio Avetta Riccardo
Panificatore