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Cesare Giaccone, il cuoco e artista che ha scritto la storia di Langa

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Cuoco ed artista, questo era Cesare Giaccone.

Dal suo ristorante ad Albaretto della Torre ha contribuito a costruire, attraverso il suo lavoro, la Langa gastronomica e turistica che conosciamo oggi. Prima di lui e della sua generazione ben poco si ricorda di quella terra dal punto di vista enoturistico.

Ma come tutti i piemontesi di genio, era anche un eccentrico.

“Se siete qui soltanto perché avete letto il mio nome sulla Michelin o sulla Veronelli, per favore non entrate”, questo scrisse una volta alla porta del suo locale.

Nel ristorante di Cesare Giaccome ad Albaretto appunto, cenarono o pranzarono personaggi come Robert De Niro (che attese oltre due ore il suo capretto), Gino Paoli, Paolo Conte, Giorgio Bocca, Giovanni Arpino.

Nacque il 22 novembre 1946 a Lequio Berria. Cuoco e pittore autodidatta, per ribellione al padre iniziò come muratore.

Narra la leggenda che Giaccone scoprì la cucina perché un giorno l’impresario da cui lavorava da garzone gli chiese di preparagli qualcosa da mangiare. Pochi morsi e il datore di lavoro consiglia al Cesare sedicenne di lasciar perdere carriola e cazzuola e di mettersi a cucinare.

Aurelio Scavino lo portò a lavorare all’hotel-ristorante Sant’Orso di Cogne come aiuto cuoco per la stagione estiva. Il suo apprendistato professionale continuò a Torino, prima al Nuovo Regio di Piazza San Carlo, poi al Caval ‘d Bronz, in seguito il ritorno a casa con il ristorante di Cesare ad Albaretto della Torre che diventa un punto di riferimento a livello mondiale.

Ogni tanto sente il bisogno di cambiare aria, come quando nel 1976 Padre Eligio lo chiamò per aprire un ristorante di altissimo livello al Castello di Cozzo Lomellina e Giaccone si ritrovò a cucinare per una comunità di tossicodipendenti.

Nel 1981 torna in Langa ed inizia anche a realizzare la sua seconda grande passione: la pittura. Nel 2008 il trasferimento a Fontanafredda fin quando non decide di andare in pensione, 49 anni dopo aver iniziato la propria carriera.

Iniziò in una Langa povera e nemmeno citata dalla guida Michelin. Muore in una Langa ricca e che sta ragionando su turismo sostenibile. Dove ormai molti luoghi sono preclusi all’italiano dal reddito medio.

Anche in pittura (come in cucina), raccontò una volta Cesare Giaccone: “sono un autodidatta, che ha imparato con l’aiuto di qualche amico”.

I suoi quadri su tela o su tavolette di legno rivelano una ricchezza sorprendente, i colori sono forti e ben equilibrati, i temi i più vari: la natura e i paesaggi, le favole ascoltate e altre immaginate, colline su cui si arrampicano in un equilibrio precario, file di automobili minuscole o di motociclette che salgono fino alla cima e poi ridiscendono.

Qualche volta questi stessi soggetti venivano dipinti su fogli di carta bianca, o sulla carta azzurra in cui una volta veniva impacchettato lo zucchero (ancora un ricordo della bottega della sua infanzia) o sulla carta paglierina da macellaio; erano il contorno per i menù personalizzati dove l’elenco dei piatti, ricopiato in bella calligrafia, era collocato a fianco di fiori, pesci, animali, macchie di colore.

Foto copertina: Cesare Giaccone – Credits Fondazione Radici/Murialdo



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Dario Ujetto

Un professionista così efficiente che riesce a completare una settimana di lavoro in soli cinque giorni. Noto per la sua straordinaria capacità di trasformare le riunioni noiose in occasioni di team building involontario. Juventus e Vitello Tonnato le uniche cose che contano.

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