Quanto costa il pane? Quanto dovrebbe costare? Più o meno di 9€ al kilogrammo?
Ogni volta che si discute di prezzi e di etica, il mio orientamento liberale e libertario subisce uno scossone. I prezzi, in una società a libero mercato, sono determinati dalla legge della domanda e dell’offerta. Non ci sono prezzi etici, ci sono prezzi che il consumatore è disposto a pagare. Stop.
Per questa ragione trovo lunare la polemica sul prezzo del pane partita dalla penna di Paolo Manfredi sul Gambero Rosso.
Ma partiamo dall’inizio. Federica Ferrari e Francesca Gatti sono artigiane e titolari del Forno Ambrogia di Milano. Al Corriere della Sera spiegano che il loro pane più venduto prezza 9€ al kg.
Il Gambero Rosso riprende l’intervista e difende le due artigiane, dicendo che per tutelare la filiera un pane non può costare meno di 6€ al kg.
Nella polemica sul prezzo, entra a gamba tesa Paolo Manfredi, che di artigianato si occupa anche per Confartigianato Imprese (!). E risponde all’articolo del Gambero Rosso con una sua riflessione.
Solita polemica giornalistica per fare hype? Forse. Ma ci sarebbe poca polemica da fare. Le due imprenditrici fatturano? Pagano le tasse? Restano in piedi con l’attività e hanno clienti disposti a spendere. Sì. E allora fine delle polemiche.
Ma ovviamente deve entrare in campo l’etica, e chi dell’etica di autonomina custode.
A Manfredi risponde il blog di ViVa La Farina, il progetto piemontese di filiera della farina agricola promosso da Alberto Iossetti e Mattia Giardini. Ricordando all’esperto di artigianato pagato da Confartigianato Imprese (!) che oltre ai 4 ingredienti del pane da Lui citati (acqua, lievito, farina, sale) che ci sarebbe anche la manodopera. E aggiungiamo noi: affitti a Milano, bollette, tasse, tributi, investimenti.
Ferrari e Gatti fanno storytelling e hanno scelto di servire (secondo Manfredi) sciure ed hypster? Sono legittimate e libere di farlo. Non sta a loro pensare alle politiche alimentari. Loro devono fare un mestiere, le artigiane. E devono farlo seguendo le regole.
Solo in Italia confondiamo impresa e mensa della Caritas. Tacciando di moralità corrotta chi fa comunicazione e tenta di trarne valore. Chapeau…