Sono i giorni di CioccolaTò e della notizia dell’apertura di un Museo del Cioccolato a Torino. E anche in questo contesto una delle notizio più interessanti per il settore è che Domori sceglie Esselunga per il suo sbarco nella grande distribuziona italiana.
La scorsa settimana, Janluca de Waijer, il nuovo amministratore delegato di Domori, ha guidato il suo primo consiglio d’amministrazione e ha presentato il piano strategico.
Domori conta di chiudere il 2023 con ricavi a circa 29 milioni (dai 27,8 milioni del 2022) e un utile netto «in linea con le attese» (474 mila euro l’anno scorso). Sono numeri propedeutici a un piano d’espansione che ruota sul nuovo impianto piemontese di None (Torino), ex Streglio. Concorrenti in Italia: Lindt e Venchi.
Il cioccolato Domori viene in buona parte dalle piantagioni in Venezuela ed Ecuador di cacao criollo. È basata anche su questo la strategia del nuovo ceo, che con il rafforzamento della rete distributiva con il raddoppio a 10.000 punti vendita comprende l’ingresso nella grande distribuzione.
“Abbiamo lanciato a inizio ottobre una gamma specifica di prodotti con Esselunga, con il blend criollo che è il nostro cavallo di battaglia – dice de Waijer- contiamo di allargarci ad altre insegne, anche all’estero”.
La produzione attuale annua dichiarata a None è di 1.200 tonnellate di cioccolato con una capacità produttiva di 2 mila, l’intenzione è triplicare i volumi in cinque anni.
“Abbiamo investito 15 milioni nello stabilimento più una decina di milioni sulle nuove linee automatizzate – dice il ceo – in gennaio entreremo nei nuovi uffici. La produzione dovrebbe partire a fine 2024 ed entrare a regime nel 2026. Tre i canali di distribuzione: le tavolette, i sacchi con le gocce di cioccolato per i pasticceri e il food service, le specialità dal gianduiotto alle praline”.
La produzione resterà invece in Gran Bretagna per le controllate Prestat, nel cui capitale è entrata al 15% Simest con lo scopo di aprire punti vendita locali, e Rococo.
Entro un anno Domori punta ad aprire i primi corner nei duty free degli aeroporti, da Caselle a Parigi Charles de Gaulle, poi Dubai e Seul.
L’obiettivo a medio termine di Domori — che impiega 110 persone e commercializza anche gli altri prodotti del Polo del gusto (Agrimontana, Achillea, Dammann Frères, Pintaudi) e lo Champagne Baron des Rothschild — resta la quotazione, come già annunciato da Riccardo Illy.
Nel Polo del Gusto, che ha dichiarato ricavi 2022 per 110 milioni€, Domori è un’azienda trainante.
Una variabile della crescita sarà anche il successo della nuova catena multimarca del gruppo, Incantalia, dove verranno venduti oltre ai prodotti del Polo del Gusto.
Il primo punto vendita, inaugurato il 15 settembre a Trieste, ha sostituito proprio un’insegna Domori (prima ancora Illy). Se il progetto pilota funziona, si proseguirà con il piano che prevede un centinaio di negozi in cinque anni.