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I numeri del vino in Italia: siamo al 17% della produzione mondiale

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I numeri del vino in Italia sono proiettari verso un futuro di crescita.

Il mercato del vino vale oltre 300 miliardi di dollari e con una crescita del 23,9% all’anno nei prossimi quattro anni, si stima che toccherà i 412,9 miliardi di dollari nel 2027. Nonostante la battuta d’arresto nel volume d’affari degli ultimi mesi nelle vendite di vino sfuso, per l’Italia, produttrice di vino per eccellenza, questa è un’opportunità unica per puntare sull’innovazione, facendo un uso maggiore di e-commerce, blockchain e IA, e contrastare la concorrenza estera puntando su packaging sostenibile e vini biologici.

Queste le scoperte della ricerca “Il business vitivinicolo in Italia: consumi, trend e prospettive di crescita” appena pubblicata da Rome Business School, a cura di Valerio Mancini, direttore del Centro di Ricerca di Rome Business School.

C’è però un bisogno urgente di attrezzarsi, fare uso della tecnologia e anche tanta ricerca, per far fronte ai cambiamenti climatici che stanno impattando gravemente il settore del vino.

In Italia, la vendemmia 2023 è stata senza dubbio una delle peggiori di sempre: i volumi dei raccolti sono inferiori a quanto preventivato a causa delle forti grandinate e del caldo persistente.

Nonostante ciò, questo non ha diminuito la qualità della raccolta e l’Italia rimane tra le principali regioni vinicole del mondo. In testa nella “Top 5” (Italia, Francia, Spagna, Stati Uniti e Cile), il mercato del vino italiano ha un valore che supera i 10 miliardi di dollari (FederDoc, marzo 2023), e rappresenta il 17% della produzione mondiale di vino.

La produzione e l’export del vino in Italia: il Piemonte leader

L’Italia è al primo posto per la produzione di vino (21,9 milioni di ettolitri di vino esportato nel 2022), seguita dalla Spagna (21,2 Mhl) e la Francia (14 milioni Mhl).

Ma a livello di incasso, il podio si ribalta: nell’ultimo anno, l’Italia ha ottenuto 7,8 miliardi di euro dalle esportazioni, con una crescita del 12%. La Francia è cresciuta ancor più, raggiungendo 12,5 miliardi di euro, e la Spagna è arrivata ai 3 miliardi, questo dovuto ai prezzi dell’export (Nomisma-Wine Monitor, 2023). 

In Italia, il Piemonte è la regione leader nell’export, contribuisce al 68,9% del fatturato totale.

Nel 2022, gli spumanti hanno trainato la crescita delle imprese venete (+13,4%), con performance superiori alla media nazionale anche per gli spumanti pugliesi (+21,1%) e siciliani (+14,9%). Nel 2023, i principali produttori di vino in Italia prevedevano una crescita delle vendite complessive dell’ordine del +3,3% al mercato interno e +3,1% nelle esportazioni.

Le bollicine guidano la crescita con un aumento dei ricavi del +5,2% complessivamente e +4,2% nelle esportazioni, mentre i vini fermi si aspettano un aumento del +2,8% a livello nazionale e +2,9% all’estero.

Tuttavia, secondo gli ultimi dati forniti dall’Osservatorio Uiv-Vinitaly (ottobre 2023) negli ultimi 4 mesi gli Stati Uniti, con un volume d’affari di oltre 40 miliardi di dollari e principale acquirente di vino italiano, hanno visto un calo degli acquisti addirittura del 16% per gli spumanti.

Cali degli acquisiti di tutti i vini anche in Cina (-27%), Canada (-20%), Svizzera (-10%), e Regno Unito (-3%). Nonostante la battuta di arresto, la crescita prevista (2022-2026) delle vendite di vino online in Italia del 7,2%, superiore al tasso globale del 2,7%.

I consumatori italiani

Gli italiani amanti del vino sono 29 milioni di persone, il 58% della popolazione sopra i 18 anni (ISTAT, 2023).

Il profilo dei consumatori italiani rivela che la maggior parte sono uomini (58%), il 28% di loro ha più di 65 anni.

Le fasce d’età tra 45-54 e 55-64 e rappresentano complessivamente il 40% dei consumatori, ciò fa emergere un consumo inferiore da parte delle fasce più giovani (tra i 25 e i 34 anni e tra i 35 e i 44 anni) che, seppur in crescita del 15%, rappresentano ancora meno del 7% del totale. Inoltre, la frequenza del consumo è cambiata dal 2008 ad oggi: calano del 22% i bevitori quotidiani (da 15 a 12 milioni) e aumentano del 35% i consumatori occasionali (da 12,6 a 17 milioni).

A livello geografico, la Lombardia è la regione con il maggior numero di bevitori di vino (17% del totale), seguita dal Lazio (10%) e Campania, Veneto ed Emilia-Romagna (tutte al 9%). Tuttavia, l’Emilia-Romagna ha il più alto tasso di penetrazione di consumatori di vino rispetto alla sua popolazione, con il 62%.

Al contrario, la Sicilia ha un indice di penetrazione del 45%, al di sotto della media nazionale del 55%.

In merito ai vini preferiti, secondo un sondaggio di Vinarius (2023), i vini rossi più acquistati nelle enoteche italiane includono Barolo, Brunello e Primitivo.

Per quanto riguarda le bollicine, i prediletti sono Champagne, Franciacorta e Trento Doc.

Tra i vini dolci più acquistati troviamo Moscato d’Asti, Passito di Pantelleria e Zibibbo. Inoltre, ci sono vini “emergenti” che stanno registrando una crescita significativa rispetto all’anno precedente: sono il Ribolla (Friuli-Venezia Giulia) +12%, il Muller Thurgau (Trentino-Alto Adige) +10%, e il Vermentino (Sardegna, Liguria, Toscana) +9,9%.

Tendenze 2024 e prospettive per il futuro

Le prospettive per il consumo di vino in Italia indicano una stabilizzazione nel 2024, con un consumo pro capite previsto di 26,3 litri e una quantità totale di circa 10,3 milioni di litri. Oltre ai dati numerici, Mancini evidenzia alcune tendenze rilevanti. In particolare, spicca l’attenzione degli italiani verso sostenibilità e ambiente.

I consumatori italiani mostrano interesse per i vini biologici (30% delle persone, secondo PwC, 2023); supportano la difesa della biodiversità, prediligendo quindi le varietà autoctone, anche tramite la riscoperta di antiche vigne.

Inoltre, gli italiani fanno sempre più attenzione al packaging sostenibile (9 persone su 10 lo preferisce), in particolare per la riduzione dei pesi per un trasporto meno inquinante e alla loro riciclabilità. Infatti, l’acquisto di prodotti bio in questa tipologia di packaging è cresciuto del 133% negli ultimi dieci anni (Dati Osservatorio Packaging del Largo Consumo – Nomisma e Assobio, 2022).

Inoltre, l’automazione dei processi di stoccaggio e magazzinaggio tramite la robotica rappresenterà sempre più una leva per ottimizzare il lavoro dei distributori; gestire al meglio il servizio al cliente (sia B2C che B2B) in quanto a varietà assortimento e velocità di approvvigionamento rimangono fattori critici di successo della distribuzione.

Va anche considerata la rilevanza dell’online, a livello globale gli e-commerce dedicati rappresentano il 4% del totale fatturato. Va ulteriormente sottolineato il ruolo della tecnologia e dell’incorporazione della robotica e dell’IA, utile ad esempio per tradurre etichette e profilare clienti, ma anche della blockchain.

Il turismo enologico: nuovo trend per rilanciare il settore

Il settore vitivinicolo italiano ha sperimentato una notevole crescita nel 2022, con un aumento significativo dei ricavi nei servizi eno-turistici (+67% rispetto al 2021).

Le visite in cantina sono state il servizio più richiesto, rappresentando il 78,8% del totale, seguite dall’accoglienza in strutture alberghiere (32,5%) e dalla ristorazione (27,5%). Solo il 17,5% delle aziende non ha offerto alcun servizio eno-turistico, ma questa percentuale sta gradualmente diminuendo.

Secondo i dati delle grandi cantine, il turismo enologico ora contribuisce quasi al 20% del fatturato complessivo del settore. Tra le prenotazioni estere, gli Stati Uniti sono stati la principale fonte (22,9%), seguiti dalla Germania (11,7%) e dall’Olanda (10,5%).

L’offerta enoturistica italiana rimane principalmente orientata verso le degustazioni tradizionali, (70,8% delle esperienze proposte) e sono orientate a diverse fasce di pubblico: i visitatori maggiori sono quelli tra i 25 e i 34 anni (33% del totale), seguiti da giovani tra 18 e 24 anni (22,8%) e persone tra i 35 e i 44 anni (21,2%).

Questo è solo uno dei tanti modi in cui in Italia può rilanciare la propria economia e anche reputazione. Con 635 varietà di uve iscritte al registro viti, il doppio rispetto ai francesi,una tradizione millenaria e acquirenti importanti quali gli Stati Uniti, l’Unione Europea, e sempre di più la Cina, l’Italia ha un’opportunità unica di essere leader non soltanto nella produzione di vino in termini di volume, ma anche in termini di innovazione.

La fonte: Rome Business School

Rome Business School offre programmi di Master, MBA e formazione Executive. La qualità dei Master è riconosciuta nelle classifiche internazionali di Eduniversal 2022 e accreditata a livello nazionale da ASFOR. Rome Business School ha ottenuto anche l’EOCCS (EFMD Online Course Certification System), certificazione che attesta la qualità della formazione digitale offerta rilasciata da EFMD, l’Istituto di accreditamento più autorevole in Europa.

Rome Business School accoglie ogni anno centinaia di studenti, professionisti, imprenditori ed aziende di oltre 100 nazionalità. Nel suo impegno per la crescita degli studenti Rome Business School ha gestito, nel corso del 2022, oltre 3.754 offerte di lavoro grazie alle sue oltre 300 aziende partner.

Lo sviluppo del “Career Services” durante l’anno ha permesso alla RBS di ottenere un tasso di collocamento professionale del 97% per i suoi studenti.

Rome Business School è membro di Planeta Formación y Universidades, un network internazionale creato nel 2003 da De Agostini e dal gruppo Planeta, una rete internazionale di 22 istituzioni educative in Spagna, Francia, Francia, Italia, Colombia, Nord Africa e Stati Uniti, che accolgono studenti di 114 nazionalità nei loro più di 500 programmi.



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Dario Ujetto

Da adolescente senza computer a quasi quarantenne googleiano DOC. Ovvero: come passare dalla lettura del giornale cartaceo, alla scrittura di un blog in meno di un nano secondo. Ma mi occupo anche di marketing, cibo, libri e comunicazione.

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