Venchi apre gelaterie, Grom le chiude.
Questo lo slogan di questi giorni, in seguito al piccolo terremoto in casa Grom (e l’entrata di una General Manager Unilever, Sara Panza).
Nelle stesse ore, Venchi annuncia l’apertura di 15 nuovi negozi fra Italia (Linate, Bologna, Milano) ed estero.
Le cose non stanno proprio così, e al netto della semplificazione giornalistica le due situazioni non sono comparabili. Vediamo il perchè.
Prima di tutto il gelato non è per Venchi il core-business, saldamente in mano al prodotto cioccolato. Che pur essendo un prodotto stagionale, lo è in maniera nettamente inferiore rispetto al gelato.
Ad oggi sono 125 i negozi Venchi nel mondo, tutti locati però in posizioni strategiche di forte passaggio (strade principali, stazioni, porti, aeroporti).
Se analizziamo invece le chiusure Grom, scopriamo che tutte erano locate in piccoli centri urbani (eccetto Torino).
Inoltre scopriamo che le aperture Venchi (calcolate in 500.000€ di investimenti cadauna) sono interamente finanziate da un bond del 2018 finanziato da Unicredit e da Sace e Simest.
In parole povere, i bassi interessi sui prestiti sono la leva per finanziare piani di espansione (di fronte ad un bilancio già solido). Grom, al contrario, pesa ancora sulla redditività dei bilanci Unilever italiani.
Il fatturato Venchi è pari a 100 milioni€, più di un terzo prodotto all’estero. Meno della metà il fatturato Grom.
Inoltre, la presenza in GDO per Venchi arriva appunto con il cioccolato. Il gelato è un prodotto complementare, ed i negozi sono una vetrina per il cioccolato ad alta marginalità.
Due business model completamente diversi, ad oggi non comparabili.