Il tribunale del lavoro di Palermo scrive una pietra miliare nel percorso di riconoscimento dei rider delle piattaforme di delivery come dipendenti.
Il giudice Paola Marino ha disposto il reintegro di un lavoratore con contratto di lavoro subordinato a tempo pieno e indeterminato (sulla base del contratto collettivo nazionale del terziario, distribuzione e servizi, ndr). La società coinvolta è Glovo.
Il lavoratore si era subito opposto a questo licenziamento e aveva deciso di fare causa all’azienda. Ora, con la sentenza del tribunale del lavoro, dovrà essere riassunto come dipendente con inquadramento di sesto livello e con uno stipendio orario e non più a cottimo.
Paolo Marino ha anche disposto per Glovo, che opera in Italia tramite la controllata Foodinho srl, un risarcimento del danno dal giorno della disconnessione fino all’effettivo reintegro, con il pagamento della differenza tra quanto guadagnato dal rider con il contratto autonomo e quanto gli sarebbe spettato con un contratto di lavoro subordinato.
Le sigle Cgil, Cisl e Uil nelle scorse settimane hanno appoggiato le proteste dei rider italiani che contestano il contratto di categoria siglato a settembre tra la federazione delle piattaforme digitali Assodelivery e il sindacato Ugl (prevede il mantenimento del lavoro autonomo per i fattorini).
I sindacati richiedono da tempo che si arrivi all’estensione di tutele maggiori e all’applicazione del contratto nazionale della logistica anche per i rider. Ma è dal 2016 che, periodicamente, scioperi e proteste vengono organizzate manifestazioni di protesta.
In questi giorni il ministero del Lavoro si sta concentrando su diversi punti:
Per anticipare il peso della sentenza e per riaffermare la leadership del settore, l’altro brand leader delle piattaforme di delivery Just Eat ha dichiarato di voler assumere i rider italiani a partire dal 2021 e con maggiori tutele.
L’osservatorio di We Are Fiber, azienda specializzata in servizi di Customer Care in outsourcing, ha provato a fotografare lo stato del food delivery in Italia.
Un primo dato curioso si legge nella percentuale di consegne non effettuate a causa dell’irreperibilità del cliente, parliamo di ben il 30% delle chiamate dei rider gestite dal servizio di customer care. Altri dati sono: