Eugenio Signoroni, uno dei curatori della Guida alle Birre artigianali d’Italia 2017, parla con Eat Piemonte della ratio del lavoro e del Piemonte brassicolo.
Avete premiato 76 birrifici di fronte ad un panorama di centinaia di realtà nazionali. Quali sono stati i vostri criteri?
Quello che cerchiamo dai birrifici è identità, qualità e piacevolezza delle birre prodotte e costanza. In guida mettiamo tutti quei birrifici che ci sentiremmo di consigliare a un amico. Quelli che premiamo sono quelli che secondo noi raccontano qualcosa di particolare e che vanno assolutamente assaggiati per conoscere il panorama della birra italiana.
In Piemonte, avete premiato 7 birrifici, escludendo BeerFirm e nomi “pesanti” (BSA su tutti, presente però nelle migliori birre con Hell Rice). Anche in questo caso quali sono stati i vostri criteri?
Sono gli stessi criteri utilizzati per il resto d’Italia con la differenza che il Piemonte esprime un elevatissimo numero di birrifici e quindi l’asticella (che quest’anno abbiamo alzato) deve essere tenuta ancora più alta.
Eugenio Signoroni, cosa rende uniche le birre piemontesi rispetto al resto d’Italia? Insomma esiste un “fattore diversificante” della nostra regione?
Ogni regione esprime caratteristiche uniche, legate in particolare all’evoluzione che il movimento artigianale ha avuto sul territorio. Non esistono veri e propri fattori diversificanti le birre di una regione, ma ciò che è certo è che nel Piemonte la scuola di produttori storici come Baladin, Troll o Beba si fa sentire molto, non solo perché questi hanno tracciato degli stili precisi, ma anche perché hanno posto il livello qualitativo decisamente in alto.
In che modo il Km0 o l’utilizzo di ingredienti locali influenza la qualità della produzione? Qual’è il confine fra vera sostenibilità e azioni di marketing?
Il Km0 di per sé non è un elemento sufficiente a determinare la qualità di una produzione. Chi produce alcune delle materie prime che utilizza fa un’operazione senza dubbio apprezzabile a patto che però la birra che viene prodotta sia ben fatta ed equilibrata. Troppo spesso, come tu giustamente sottolinei, l’utilizzo della materia prima del territorio è solo una bella operazione di marketing priva però di qualsiasi risvolto positivo nella birra. Il confine è la conoscenza da parte del birraio sia della birra che vuole produrre, sia delle materie prime che vuole utilizzare.
BeerFirm, BrewPub, Birrifici con impianto, realtà internazionalizzate. Il panorama del settore Birra artigianale è ormai variegato. Ma qual’è lo stato di salute generale?
Lo stato di salute è buono. Certo che questa crescita così importante spaventa. Perché se il numero di birrifici aumenta non fa altrettanto il consumo di birra. Inoltre bisogna monitorare molto bene quanto avviene con le beerfirm, che talvolta nascondono solo operazioni commerciali. Proprio per questo motivo noi con la guida abbiamo voluto fare un po’ di chiarezza indicando solo quei produttori che hanno deciso di indicare con chiarezza il birrificio presso il quale producono. Di oltre 800 birrifici presenti sul territorio nazionale noi abbiamo deciso di segnalarne 512, sono per noi le realtà più valide e quelle che al quale il lettore può affidarsi per bere un buon bicchiere.
Il fenomeno Birra Moretti “Le Regionali” dimostra che la grande industria sta risentendo dell’avanzata dei produttori. In che modo la vostra guida rappresenta un valore per il consumatore e per capire come lavorano i produttori?
La nostra Guida è l’unica a visitare tutti i birrifici presenti sul territorio nazionale. Attraverso una rete di oltre 70 collaboratori, motore insostituibile del nostro lavoro, riusciamo a parlare con tutti i birrai, a conoscerli, ad assaggiare l loro birre con loro e a farcele raccontare. È un lavoro intenso ma che ci porta ad avere uno spaccato della scena birraria nazionale. Tutte le informazioni contenute sono verificate da qualcuno e questo è certamente un plus che pochi possono vantare.
In che modo un non esperto ma amante della birra può approcciare la Guida Slow Food?
Leggendola e lasciandosi guidare da lei. Uno dei ruoli della guida è senz’altro quello di solleticare la curiosità del lettore per lasciare poi a lui la possibilità di approfondire trovando il prodotto che meglio si adatta ai suoi gusti.
I riconoscimenti della Guida alle Birre artigianali d’Italia si dividono in tre tipologie: