Robert Ilijason ci porta in un futuro possibile. A differenza di uno dei più deludenti padiglioni di Expo, quello della COOP e di Carlo Ratti Associati, il giovane imprenditore svedese ha lanciato il primo Convenience Store totalmente automatizzato.
Ne parla Associated Press nel suo portale. Robert Ilijason è un giovane imprenditore IT svedese con qualche problema di orario e di sociopatia.
Ha brevettato, disegnato ed aperto un minimarket (a Viken) di 45mq accessibile con smartphone (scaricando una app) e dove ogni prodotto deve essere scannerizzato e quindi messo nel carrello. Il conto arriva a fine mese, in un pagamento unico direttamente su carta di credito.
Per ora la gamma del minimarket è basica, adatta ad una spesa di sopravvivenza e di prossimità. Non ci sono casse, non ci sono addetti ma sei telecamere di sorveglianza interna. Lo store è aperto 24/24 sette giorni su sette.
“Il mio format è adatto alle piccole città – spiega Robert Ilijason – ed è incredibile che nessuno ci abbia pensato prima”. Viken ha 4.500 abitanti.
L’unico intervento umano avviene allo scarico e carico della merce su scaffale, e poi in fase di manutenzione. L’atto della spesa potrebbe durare pochi minuti.
Il modello appare vincente, rispetto a quanto fatto vedere da COOP, per la semplice ragione che usa intensamente uno strumento che tutti abbiamo in tasca, lo smartphone.
L’estremo atto di spersonalizzazione del cibo è stato compiuto. Ovviamente ci pare difficile poter replicare (al momento) il modello in grandi agglomerati urbani ma tutto è possibile. L’uso intensivo di scanner, lettori e app è il sogno di tutti i grandi attori del retail.
L’intermediazione umana è lasciata alle piccole realtà o ai modelli retail premium.
Ovviamente l’avventura di Robert Ilijason rappresenta un laboratorio, ma la trasformazione della distribuzione da settore ad alto tasso di lavoro ad alto tasso di capitale/tecnologia è una realtà che osserviamo da anni. Ne risente anche la qualità del cibo e della filiera?
Nella logica no, in realtà sì. La continua corsa al taglio e alla compressione dei costi mette sotto stress il fornitore, il produttore di cibo.
In ultimo, negozi silenziosi con persone che neanche si guardano in faccia mettono decisamente tristezza.