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Gentrification: il vero pericolo è l’omologazione

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Gentrification è la definizione scientifica e sociologica (coniato nel 1964 dalla sociologa Ruth Glass) che indica il progressivo cambiamento dei quartieri urbani e l’innalzamento dei valori immobiliari dovuto all’arrivo delle classi medie al posto di quelle popolari.

Ultimamente, il quartiere londinese di Soho è protagonista di proteste degli attuali residenti contro il nuovo piano regolatore che, a loro dire, trasformerebbe il quartiere in zona residenziale per ricchi  e il commercio in una serie di negozi per Multinazionali.

Recentemente per il Mulino, è uscito il libro del sociologo torinese Giovanni Semi che spiega il pericolo del fenomeno e le sue cause.

Gentrification

Fenomeni di Gentrification sono osservabili anche in Piemonte, principalmente in due zone. Torino e il suo centro e le zone UNESCO di Langhe-Monferrato-Roero.

Con alcune differenze rispetto al fenomeno londinese, stiamo osservando un progressivo evolversi di queste due realtà piemontesi. Con quali pericoli ed opportunità, e con quali conseguenze per il cibo e la ristorazione?

Premettendo che Torino non è Londra e che i due mercati immobiliari vivono situazioni diverse (stagnante il primo, in pieno boom il secondo) cosa possiamo imparare e prevedere?

Prima di Torino, Milano e Roma hanno vissuto o stanno vivendo fasi di gentrification spinte, si pensi al quartiere Garibaldi, la zona dei Navigli, l’Isola, Porta Genova, la Gay Street di via Sammartini, Lambrate e il Ventura District. Senza dimenticare Testaccio e Prati.

A mio parere, la gentrification è un processo inevitabile e comunque positivo. Del resto, il tessuto urbano è un organismo vivo e non si può pretendere di fermarne l’evoluzione. Compito dell’Amministrazione locale è però inserire il fenomeno in un percorso di evoluzione strategica che salvaguardi l’identità di una comunità e un quartiere.

Dividiamo l’evoluzione di un quartiere periferico o centrale in quattro fasi (per i torinesi, prendiamo ad esempio Quadrilatero e San Salvario):

  1. Degrado ed involuzione (alta criminalità o degrado, basso valore immobiliare, scarso commercio);
  2. Arrivo di studenti, giovani lavoratori, working class ed imprenditori creativi (criminalità in ritiro, valore immobiliare accessibile ma in lieve crescita, commercio innovativo e non omologato);
  3. Arrivo di professionisti, arrivo di attività commerciali organizzate, attenzione dei media (criminalità zero, valori immobiliari in netta crescita, trasformazione del commercio ed omologazione);
  4. Decadenza o trasformazione in quartiere residenziale.

Il vero pericolo della gentrification per una città laboratorio come Torino è perdere la spinta all’innovazione portata da tanti imprenditori e giovani startupper. L’equilibrio raggiunto in via Lagrange (fra presenza bilanciata di grandi marchi e botteghe) è quasi un miracolo di pianificazione urbana, peraltro non replicato invece in via Garibaldi. Stiamo osservando albori di gentrification in zona Vanchiglia. Rispetto ad altre città italiane ed estere, i grandi marchi del fast fooding sembrano però volersi concentrare nei pochi Centri Commerciali redditizi (8Gallery e Le Gru).

Torino affianca però ad una innegabile vivacità ristorativa (nuove aperture ed esperimenti) anche una stagnazione dei consumi destinata a perdurare negli anni. Le catene sono attirate dalla vicina Milano e non vengono certo a sperimentare in terra sabauda. Se arrivano e perchè sono certe di drenare risorse (i casi di Montaditos e KFC sono emblematici).

In conclusione siamo lontani dalle speculazioni londinesi e milanesi. A Torino esistono ancora grandi spazi per aprire nuove attività indipendenti (l’esempio di Mercato Metropolitano può rappresentare bene il concetto). E questo è per noi un vantaggio; forse, però, dovremmo smettere di considerare l’apertura dell’ennesimo supermercato e Centro Commerciale la risposta alla riqualificazione urbana.

Discorso diverso per le terre di Langa, del Roero e del Monferrato. Qui il pericolo che gli investimenti turistici desertifichino il panorama commerciale generale è alto. La trasformazione di cascine e case in confortevoli e lussuosi B&B per nordeuropei è sicuramente virtuoso, ma attenzione a non desertificare i centri storici di Serralunga, Barolo, Neive, Canelli, Bra a favore di Wine Bar modaioli.



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Dario Ujetto

Da adolescente senza computer a quasi quarantenne googleiano DOC. Ovvero: come passare dalla lettura del giornale cartaceo, alla scrittura di un blog in meno di un nano secondo. Ma mi occupo anche di marketing, cibo, libri e comunicazione.

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