Il Food Delivery in Italia è un affare o meno? Al netto di tutte le polemiche sindacali e politiche, e dopo l’abbandono del marchio Foodora (le attività italiane sono acquistate da Glovo), cerchiamo di capire se i numeri rendono il business sostenibile.
Sono stati 18,9 milioni gli italiani che nell’ultimo anno con regolarità (3,8 milioni) e occasionalmente (15,1 milioni) hanno consumato a casa cibo ordinato tramite una piattaforma web da ristoranti e pizzerie. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti/Censis sul Food Delivery.
In cima alla lista delle motivazioni di ricorso al cibo a domicilio c’è il fatto di essere stanchi e non avere voglia di cucinare (57,3%), ma c’è anche un 34,1% che indica di farvi ricorso in caso di cene con amici e parenti per stupire i commensali con piatti di qualità.
L’accesa competizione fra le piattaforme con offerte gratuite di trasporto, promozioni e ribassi, colpisce l’intera filiera (dal personale ai conti dei ristoratori fino ai loro fornitori dei prodotti agricoli e alimentari).
Non a caso quattro clienti italiani su dieci (38,1%) ritengono prioritario migliorare il rispetto dei diritti del lavoro dei riders, i fattorini che portano i piatti nelle abitazioni.
Il 28% di chi riceve il cibo a casa richiama l’esigenza di una maggiore sicurezza dei prodotti durante il loro trasporto garantendo adeguati standard igienici, evitando ogni contaminazione e preservando la qualità del cibo.
Il 25,3% dei clienti chiede alle piattaforme web di promuovere anche la qualità dei prodotti e degli ingredienti che propongono nei loro menù di vendita, e un altro 17,7% vorrebbe migliorare anche l’utilizzo di prodotti tipici e di fornitori locali.