Glovo-Foodora sarà sempre di più paradigma della Gig Economy.
La vera ricchezza, del resto, è sempre più nei dati che queste piattaforme riescono ad estrarre. Il dato e la sua lettura (alla base di decisioni per aumentare redditività e fatturati) contano, i lavoratori no.
Glovo acquista dunque piattaforma e dati di Foodora Italia, liberando 2.000 riders che potranno candidarsi come glovers, ma senza i miglioramenti sindacali acquisiti nei mesi.
Eat Piemonte aveva seguito l’evoluzione di alcuni scioperi ed agitazioni di lavoratori Foodora, giungendo alla conclusione che in questo mercato i lavoratori sono l’ultima ruota del carro.
I consumatori sono interessati ai prezzi bassi e alla rapidità della consegna, i ristoranti vogliono un servizio esternalizzato, le piattaforme voglioni i dati.
Chi consegna non interessa a nessuno delle tre parti citate sopra. Rimane la politica, che poco ha compreso del cambiamento epocale dettato dalla Gig Economy.
I tavoli di Luigi Di Maio sanno di Novecento, ed infatti arriveranno sempre tardi.
Il passaggio avverrà in più fasi e fino al termine dell’operazione, Foodora opererà con il proprio marchio.
L’obiettivo di Glovo è di crescere nel mercato europeo e del Mediterraneo e l’Italia è una delle teste di ponte di questo processo.
Tanto che la startup spagnola ha acquisito già una piattaforma del settore, Foodinho, per mettere un piede nella penisola. E ora si allarga subentrando ai mercati dove è presente Foodora.