Eataly compie 10 anni. In quel lontano 27 gennaio 2007 nell’ex Fabbrica Carpano, Oscar Farinetti e soci aprivano le porte di un megastore concepito e lanciato per vendere “Alti Cibi” di produttori piemontesi e italiani.
La missione era avvicinare un pubblico generalista al food di nicchia, far uscire i gastrofighetti dalle botteghe alimentari tradizionali e offrire una piattaforma di marketing e vendite per decine di produttori artigianali e medio-industriali. Ovviamente con profitto.
Il 27 gennaio 2017 si festeggerà con una grande cena e con 10 protagonisti della cucina italiana. Riportiamo sotto 10 passaggi storici dell’impresa.
Il nome Eataly (crasi di eat e Italy) fu inventato da Celestino Ciocca che nel 2000 ne registrò il dominio internet ed il marchio. Nel 2004 i diritti relativi al nome sono stati ceduti a Farinetti; nel 2007 ecco nascere nella vecchia Fabbrica della Carpano il primo megastore. Una rivoluzione, prima di tutto per il business. L’analisi di Farinetti era giusta, unire i grandi spazi della Distribuzione organizzata ai prodotti di nicchia distribuiti nelle botteghe alimentari.
Scegli i migliori e fatteli amici. Questa la filosofia di Farinetti per lo sbarco in America. I migliori sono Lidia Bastianich e il figlio Joe (ai tempi non ancora personaggio televisivo mainstream) con il socio Mario Batali. Numeri da mastodonte, 6.000 metri quadrati, una birreria di 650 metri quadrati sul tetto del Toy Building, un palazzo di fronte all’iconico grattacielo Flatiron.
“È l’american dream che sposa i sogni italiani” – disse Mario Batali.
Il 21 giugno 2012 Eataly si insedia in una delle tante cattedali del deserto italiche. All’interno dell’ex Terminal Ostiense apre il negozio romano. Oltre 20.000 mq di vendita su quattro livelli, con 23 punti di ristorazione, vendita e aree didattiche. Un’azione di riqualificazione urbana attraverso il cibo che verrà poi replicata nel 2016, da altre realtà, sempre a Roma ma in Stazione Termini (Mercato Centrale).
Tamburi Investment Partners entra in EatInvest (holding di controllo di Eataly) acquisendo il 20% del capitale. Un segnale chiaro al mercato, il marchio interessa agli investitori (non solo italiani). L’innesto di liquidità fu utile per sostenere gli investimenti del trienno 2014-2017.
La città più glamour d’Italia vede avvicendarsi il palcoscenico del Teatro Smeraldo con quello di Eataly. La mission del megastore milanese non cambia: superfici enormi, ristorazione, vendita diretta e ristorante stellato per i gourmand. La location è centrale, nel nuovo quartiere degli affari. Ad un passo da corso Como e zona Moscova, dalla piazza Gae Aulenti e dalla stazione di Porta Garibaldi.
La grande Expo di Milano vide Eataly in prima linea, con uno spazio di 8.000 mq chiamato Italy is Eataly. Polemiche? A iosa, partite soprattutto da Marco Travaglio e il suo il Fatto Quotidiano. Si accusava Farinetti di essere stato favorito e di aver avuto accesso a Expo senza gare (qui articolo di Wired). Il format prevedeva una rotazione temporale di ristoraratori provenienti da tutte le Regioni d’Italia. Un successo di pubblico.
Un’azienda diventa matura quando riesce ad attirare i migliori. Uno dei momenti di maturità della creatura di Farinetti è stato l’ingresso di uno dei più grandi top manager italiani, Andrea Guerra.
Ex CEO di Luxottica e anima della sua espansione globale, Guerra è la garanzia per mercato ed investitori della nuova “crescita ordinata” dell’azienda. Nella sua precedente esperienza si trovò a gestire 7.000 negozi e la sua mission è appunto implementare processi interni replicabili, migliorare la logistica, guidare un’espansione globale senza perdere di vista la redditività. E arrivare all’agognata (dal mercato) IPO (Initial Public Offering).
Eataly Monaco di Baviera taglia il nastro dello sbarco in Germania. Altro territorio fertile, altra espansione programmata in partnership con Signa Retail. Il layout è quello conosciuto negli altri store del marchio, con 16 punti ristoro, laboratori, didattica, spazi eventi.
Eataly Monaco è stato eletto il negozio dell’anno 2016, all’interno della categoria Food, battendo giganti come EDEKA Kemper Sassenberg e Frischemarkt Friedhelm Dornseifer.
Nonostante alcune tensioni striscianti con i soci americani (Bastianich e Batali) l’espansione sul mercato nordamericano continua. Dopo Chicago, nel 2016 è arrivato il raddoppio nella città di New York, in un negozio che celebra il pane e la pace. Con il motto “World peace means a peace of bread” (cit. Herbert Hoover) lo store sorge di fronte al Memoriale delle vittime dell’11 settembre. Prende il nome di Eataly Downtown.
Impossibile non citare F.I.C.O., il mastodontico progetto di 80.000 metri quadrati che dovrebbe rivitalizzare il CAAB di Bologna e rappresentare il primo parco tematico mondiale a tema Cibo. Fabbrica Italiana Contadina nasce da una joint-venture fra Istituzioni di Bologna, mondo Coop e la stessa Eataly. L’apertura ha subito più ritardi, ma dovrebbe arrivare nel 2017 (4 ottobre?).
Cosa sarà Eataly fra 10 anni?
Un’azienda più grande di quella odierna, probabilmente con un fatturato estero che surclasserà quello sul mercato interno. Una realtà nordamericana (Trump permettendo), che inizerà a fare capolino in Asia (si spera con migliori fortune rispetto all’avventura giapponese). Sicuramente, e soprattutto per l’estero, si alzerà la percentuale di marchi industriali presenti sugli scaffali.
Forse sarà anche un Public Company, con un peso inferiore della famiglia Farinetti e l’ingresso di soci anche pesanti. Rimarrà anche italiana?
Crediti fotografici: Ufficio stampa Eataly, Roma Today, Scatti di Gusto, Corriere della Sera.
Nel suo sito Eataly pubblica una storia delle tappe fondamentali del marchio.