Manca poco...

Sto cercando...

Tags:

Carne sintetica: le medievali posizioni italiane

Condividi

Uno degli argomenti del giorno è la carne sintetica.

Se non ne avete mai sentito parlare, la carne sintetica, detta anche carne artificiale o coltivata, è un prodotto di carne vera e propria, che però non è mai stato parte di un animale. Si tratta infatti di carne prodotta in vitro e in laboratorio.

Due articoli interessanti di alcuni studenti volontari di UniTO chiariscono bene confini e funzionamento (qui e qui). La prima distinzione è ribadire che il prodotto è differente dai derivati vegetali plant-based (Beyond Meat, tanto per capirci) perchè la carne in oggetto è di derivazione animale. Semplicemente la cellula staminale dell’animale è poi “coltivata” in laboratorio.

Si stima che da dieci cellule di maiale si potrebbero produrre 50.000 tonnellate di carne.

E quindi? La notizia arriva dagli USA. La carne sintetica ha ottenuto per la prima volta il via libera negli Stati Uniti.

La decisione della Food and Drug Administration (Fda), l’ente del governo statunitense che regola i prodotti alimentari e i farmaci, fa sì che presto un’azienda chiamata Upside Foods sarà in grado di vendere pollo prodotto a partire da vere cellule animali, coltivate all’interno di bioreattori, senza quindi che sia necessario macellare animali vivi (qui Wired).

Osservare le reazioni italiane è depressivo. Invece di capire ed osservare, fioccano le condanne e i “mai in Italia”.

Posizioni che con differenti gradi accomunano tal Lollobrigida (il sovranista alimentare), Coldiretti e Slow Food.

E’ una pioggia di catastrofismi.

Il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida garantisce che “finchè saremo al governo sulle tavole degli italiani non arriveranno cibi creati in laboratorio”. “Il governo – chiarisce – è contrario a cibo sintentico e artificiale e ha intenzione di contrastare in ogni sede questo tipo di produzioni”

“Ritengo che il cibo sintetico rappresenti un mezzo pericoloso per distruggere ogni legame del cibo con la produzione agricola, con i diversi territori, cancellando ogni distinzione culturale, spesso millenaria, nell’alimentazione umana e proponendo un’unica dieta omologata, con gravissime ricadute sociali sui piccoli agricoltori”.

Perfettamente allineata Coldiretti: “una preoccupante novità contro la quale si schiera il 75% degli italiani che non sarebbe disposto a portare a tavola nel piatto la ‘carne’ di Frankestein, secondo gli ultimi dati del Crea”.

Coldiretti e Filiera Italia promotori della grande mobilitazione contro il cibo sintetico, con una raccolta firme su tutto il territorio nazionale. Obiettivo, spiegano “è fermare una pericolosa deriva che mette a rischio il futuro della cultura alimentare nazionale, promuovendo una legge che ne vieti la produzione, l’uso e la commercializzazione”.

In ultimo, con differenti parole ma medesimi posizioni ideologiche, Slow Food.

“Secondo chi sta sperimentando la carne sintetica per l’immissione sul mercato, innanzitutto americano, ma presto europeo e mondiale, è il cibo del futuro. Lo sarebbe per il suo valore etico, visto che eviterebbe la macellazione di animali, ma anche ambientale, perché consentirebbe di fare a meno degli allevamenti. Etica e ambiente ne accompagnano la narrazione. Ma a ben guardare sembra più l’affare del futuro per un bel po’ di gruppi finanziari e multinazionali. Il rischio evidente è che il cibo, diventato una commodity, una merce di scambio sui grandi mercati internazionali come tante altre, diventi oggetto di una deriva tecnologica che lo priva di qualunque significato culturale, del legame con i territori e con le comunità che ci vivono, con i loro saperi e tradizioni” dichiara Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, commentando il primo via libera negli Stati Uniti.

Sono ovviamente posizioni ideologiche e di mera convenienza tattica. Tutti fingono di non capire che gli allevamenti industriali sono sempre più intensivi e che sono loro i veri nemici di chi decide di fare allevamento di qualità.

Fermo restando che la carne sintetica dovrà essere segnalata e venduta come tale, laboratori ed allevatori tradizionali non sono minimamente in concorrenza. La carne sintetica è la risposta ad un mondo sempre più numeroso e bisogonoso di cibo accessibile. La tradizione agricola italiana dovrà invece sempre più posizionarsi come cibo alto ed in grado di integrarsi a turismo e lusso.

Le aziende agricole italiane dovranno essere di meno, ma più integrate e ricche. Perchè nessuno lo dice? Perchè la politica agricola italiana non lavora in questa direzione?



Tag:
Dario Ujetto

Da adolescente senza computer a quasi quarantenne googleiano DOC. Ovvero: come passare dalla lettura del giornale cartaceo, alla scrittura di un blog in meno di un nano secondo. Ma mi occupo anche di marketing, cibo, libri e comunicazione.

  • 1

Ti potrebbe piacere anche...

Lascia un commento

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.