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Soft lockdown: 5 idee per reinventarsi il locale

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Inizia una collaborazione con la startup torinese RestWorld, conosciuta all’interno della prima Torino Taste Week. A firma del filosofo del cibo Nicolò Pistone inizieremo a dare alcune idee su come re-inventare un format ai tempi del Covid_19.

Il contesto della ristorazione in Italia

Com’è noto, dopo il DPCM del 25 ottobre, alle attività di ristorazione è stata imposta la chiusura anticipata al pubblico dalle ore 18,00 alle ore 5,00.

Inutile rimarcare quanto questa decisione – inevitabile, secondo alcuni, per contrastare il dilagare dei contagi da Covid-19 – abbia inferto un ulteriore colpo ad un settore già pesantemente provato dalle misure di contenimento della pandemia adottate nei mesi passati.

Nonostante gli aiuti da parte dello Stato, infatti, molte sono le attività che si sono viste costrette a licenziare parte del proprio staff se non, addirittura, arrendersi e cedere alla chiusura del proprio locale.

Il malcontento del settore è palpabile, da più parti insorgono voci di protesta.

Una su tutte, la FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) che, nella mattinata del 28 ottobre ha organizzato, in diverse piazze italiane, una serie di manifestazioni per permettere ai/alle lavoratori/trici della ristorazione di far sentire la propria voce.

Non solo enti di settore, ma anche voci autorevoli quali lo chef tristellato Massimo Bottura e il Maestro dei Maestri Pasticceri italiani Iginio Massari. Il primo, scrivendo una lettera al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte con cinque suggerimenti per salvaguardare le imprese ristorative; il secondo, pronunciando parole molto critiche, come riportato dal magazine Dissapore.

Perché reinventarsi?

In questo quadro alquanto drammatico, è più che naturale lasciarsi andare e perdere un po’ di entusiasmo.

Eppure, è proprio in questi momenti che è necessario stringere i denti e cercare una soluzione efficace che non danneggi ulteriormente le proprie imprese già malconce.

Una prima ragione: resilienza. Il significato corrente di questo termine (di cui recentemente si è, forse, abusato) nasce in psicologia e “indica la capacità di reagire a traumi e difficoltà, recuperando l’equilibrio psicologico attraverso la mobilitazione delle risorse interiori e la riorganizzazione in chiave positiva della struttura della personalità” (Enciclopedia Treccani).

Traslando questo concetto alla ristorazione, s’intende la capacità di non farsi sopraffare da questa situazione emergenziale, per quanto dura possa essere, cercando di ricavare il massimo dalla propria attività, reinventandosi e cercando di adattarsi alla nuova situazione (che, è bene ricordarlo, sarà soltanto transitoria).

Da non sottovalutare affatto, poi, vi è il marketing.

Potrebbe sembrare banale, però quelle attività che stanno mostrando la forza e il coraggio di stravolgere le proprie abitudini, avranno un immediato e tangibile riscontro, sia in termini di fatturato che di visibilità, attirando su di sé l’attenzione dei media, degli appassionati e dei “semplici” clienti (come, per fare solo qualche esempio, si legge sull’Huffington Post e sul Corriere Torino).

Altra spinta al cambiamento è rappresentata dal desiderio di mettere in gioco se stessi, anche per testare aspetti secondari della propria idea imprenditoriale al fine di comprenderne limiti e potenzialità; oppure per sperimentare soluzioni inedite e, in certa misura, innovative rispetto ai propri standard lavorativi.

Vedere sotto una veste diversa la propria attività è, senz’altro, estremamente utile ai fini di analizzarne lo stato di salute, contribuendo anche a individuare le aree critiche su cui occorre intervenire e quelle sulle quali puntare maggiormente.

Soft Lockdown: 5 idee per reinventarsi il locale

Gettiamo ora uno sguardo ad alcuni spunti utili ai fini della riorganizzazione della propria attività di ristorazione in questo periodo di “soft lockdown“.

  • Spazi di Smartworking. Sulla falsariga della nota catena americana di caffetterie Starbucks, i locali potrebbero adibire i propri spazi a luoghi in cui le persone si recano e trovano un tavolo e una connessione internet che gli permette di svolgere le proprie attività di studio e/o lavoro da remoto, magari con delle tariffe promozionali che comprendono la colazione, uno spuntino pomeridiano o il pranzo.
  • Delivery sit-in.  A Bologna esiste l’Osteria del sole, locale storico in cui i clienti possono portarsi il cibo da casa, oppure farselo consegnare da uno dei tanti servizi di delivery esistenti, avendo semplicemente l’obbligo di consumazione sul posto. Soluzione particolarmente adatta a quei locali prettamente dedicati al reparto beverage, quali cocktail bar, vinerie e simili.
  • Corsi e lezioni. Un’altra soluzione interessante consiste nell’organizzazione di mini-corsi all’interno dei locali della propria attività. Grazie all’appoggio di vari professionisti è possibile organizzare, ad esempio, delle degustazioni di vini regionali, oppure insegnare le regole del Galateo a tavola, oppure ancora i trucchi per fare la pasta fresca in casa e molto altro ancora. Unico limite: la creatività dei singoli!
  • Showroom ed esposizioni. Com’è da tempo usuale in diversi bar e ristoranti, gli spazi del proprio locale potrebbero ospitare le creazioni di artisti e/o artigiani, così da ottenere un duplice vantaggio: aiutare, da una parte, queste altre categorie professionali (anch’esse pesantemente colpite dall’attuale situazione d’emergenza); e invogliare, dall’altra, le persone a transitare per il proprio locale e, perché no, fermarsi per consumare un drink o qualcosa da mangiare.
  • Tour enogastronomici. Un’altra possibilità è quella di coinvolgere le attività adiacenti alla propria per creare, congiuntamente, un piccolo tour enogastronomico in cui, ad esempio, consumare l’antipasto in un posto, il primo in un altro e il dolce in un terzo, oppure ancora per proporre abbinamenti tra piatti e bevande.

Insomma, tante e diverse sono le opportunità di riorganizzazione della propria attività e questo piccolo elenco non vuol’essere altro che un piccolo compendio finalizzato a suggerire alcune soluzioni possibili tra quelle già attuate da alcune imprese del settore Ho.Re.Ca. in questa fase di restrizioni e chiusure anticipate.

Il messaggio che si vuole trasmettere è che, con uno sforzo d’immaginazione, è possibile far fronte anche alle situazioni apparentemente più insormontabili e uscirne più forti di prima e con una diversa e più completa consapevolezza delle proprie potenzialità.



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Nicolò Pistone

Giovane filosofo interessato ai temi del gusto e del cibo. Collaboro alla comunicazione di RestWorld - startup che si occupa di recruiting per la ristorazione - per cui curo anche un blog tematico, "The Dark Side of the Food", dove si parla di cibo e cultura in quanto l'uomo è l'unico animale che cucina.

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