Dopo la mobilitazione torinese di
piazza Castello (post precedente), la protesta di
Roberto Moncalvo e della sua
Coldiretti contro il
dumping risicolo di
Cambogia e
Cina si sposta a Roma.
Ovviamente, grazie allo sfruttamento del suolo e della manodopera, il riso grezzo cambogiano arriva a costare meno di 200€ a tonnellata (circa la metà dell’italiano) mettendo a rischio l’intera produzione nazionale.
La varietà
“Indica” (coltivata in
Italia) cala a causa delle importazioni dall’Asia, che però vengono spesso sanzionate per presenze di pesticidi non autorizzati.Mentre un’indagine
Intesa-San Paolo registra un miglioramento delle esportazioni (anche per il riso,
+0,7% contro il +9.4% del settore vitivinicolo) notiamo che, ancora una volta, il sistema risicolo italiano è sotto scacco sia per colpe esterne sia per colpe interne.
A differenza di vino o moda, il “risotto” non è un brand capace di fare “pressioni” in Europa e in Italia per essere salvaguardato.Nel solo Piemonte sono 120.000 gli ettari coltivati con 840.000 tonnellate prodotte e 8.000 lavoratori. 2.500 le aziende attive. Numeri da microimprese, che scontano le debolezze di fare sistema tipiche dell’Italia economica.