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Riqualificazione Murazzi: puntuale come le tasse

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Riqualificazione Murazzi. Come lo scudetto dell’Inter ad agosto torna puntuale, ad ogni inizio di programmazione estiva, la questione di cosa fare e non fare nelle Arcate lungo il fiume Po.

I Millenials e le persone mature non possono del tutto comprendere cosa sono stati i Murazzi per un torinese oggi 30/45enne. Un luogo ideale prima che fisico, un misto di coolness e di trasgressione che ti faceva sentire adulto e figo.

Max Casacci, storico componente dei Subsonica, nei giorni scorsi ha postato una foto dei resti dello storico Circolo Arci “Da Giancarlo” e il giornalista Gabriele “Gabo” Ferraris aggiorna il suo blog.

Riqualificazione Murazzi è quindi uno dei segnali che l’estate torinese ha inizio. Si riempiono giornali, si scrivono post, si sentono opinioni e poi tutto passa con l’arrivo dell’autunno/inverno.

Oggi La Stampa apre le danze sentendo le opinioni di imprenditori molto bravi (Oscar Farinetti, Francesco Bianco, Alberto Marchetti, Riccardo De Giuli, Guido Gobino), specialisti della ristorazione come Pietro Vergano (Consorzio e Banco) e Roberta Isgrò (VSK), infine Maurizio Vitale JR.

Belle idee, proposte, riflessioni su alcune esperienze del passto come il Temporary Murazzi dell’estate 2015. Non mancano anche i benchmark europei.

Ma che fare in concreto? Intanto due imprenditrici hanno vinto il bando per far rinascere l’Arcata che ospitava “Da Giancarlo”. Si parla di 350.000 € di progetto, con forti influenze (ma è un’ipotesi) del Gruppo Buongiorno Italia e Amsterdam Chips (ovvero Francesco Ferrara a cui Sabrina Lucchitto sarebbe legata sentimentalmente).

Pettegolezzi e politica, del resto, si sono sempre fusi nella questione riqualificazione Murazzi.

Ragionando sulla destinazione d’uso del patrimonio immobiliare e storico dei Murazzi, penso che la soluzione non sia facile. Locali a Torino ce ne sono tanti, e di ottima qualità. Vanchiglia, San Salvario, piazza Vittorio, Carlina, Quadrilatero (quel che ne resta) assorbono la domanda di mercato.

La “gentrificazione” dei Murazzi porterebbe via mercato ad altre zone, ma fin qui tutto bene (è la logica del capitalismo).

Quello che proprio non vedo è un progetto o un gruppo di persone dotate dei capitali e del know-how per avviare un progetto riqualificazione sostenibile. Se i Navigli di Milano sono il modello, manca però la domanda di Milano e il pubblico cosmopolita presente in quella città.

Io, onestamente, non posso neanche ipotizzare soluzioni. Ma non mi pare che lo streetfood di Buongiorno Italia o realtà collegate sia il massimo. Temo che questa Amministazione comunale continui e continuerà a navigare a vista. Fino alla prossima estate e al prossimo speciale giornalistico.

Qui la storia dei Murazzi (fonte: Mole24).



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Dario Ujetto

Da adolescente senza computer a quasi quarantenne googleiano DOC. Ovvero: come passare dalla lettura del giornale cartaceo, alla scrittura di un blog in meno di un nano secondo. Ma mi occupo anche di marketing, cibo, libri e comunicazione.

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