Pastiglie Leone, azienda che non ha bisogno di presentazioni, è stata dunque venduta dalla famiglia Monero ad un gruppo di investitori italiani.
I settanta lavoratori in forza all’azienda avrebbero già incontrato Franco Ferrarini, manager e protagonista della cordata di privati a capo dell’operazione.
Luca Barilla, nome principale della cordata di acquirenti, starebbe arrivando su Torino per un sopralluogo sulla fabbrica di Collegno (foto sotto).
L’azienda Barilla in un comunicato precisa che l’investimento di Luca Barilla in Pastiglie Leone è a carattere personale.
Le ragioni della vendita sono chiare. 9,6 milioni€ di fatturato sono tanti ma la marca e l’azienda hanno bisogno di un ulteriore salto di qualità per crescere. E il fatturato è calato nel 2017 di 8,6 punti percentuali.
Con i dovuti distinguo, il caso di Pastiglie Leone mi ricorda il caso-studio Venchi. Marchi storici e dalle grandi potenzialità che però hanno bisogno di capitali e manager per crescere.
Dopo il fallimento del 1978, la rinascita di Venchi iniziò con l’arrivo di cinque nuovi investitori, che a fine ’97 rilevarono il marchio torinese e il ricettario storico.
Tra questi c’era Daniele Ferrero, primo azionista con il 27%, che assunse il ruolo di AD.
Poi fra gli altri Pietro Boroli (De Agostini) con il 12%, Gian Battista Mantelli con un altro 12% (nipote del fondatore della Cuba, una piccola azienda dolciaria di Cuneo che servì da veicolo per acquisire il marchio Venchi).
Ovviamente Pastiglie Leone è invece un’azienda in salute, ma i nuovi nomi e le nuove competenze serviranno ad esplorare nuovi territori e mercati.
Buon viaggio Pastiglie Leone!
Diciamo che Pastiglie Leone con la gestione Monero era un’ azienda priva di marketing, di management . Un’ azienda padronale a tutti gli effetti con ritrosia ad avvalersi di persone qualificate e competenti . E nel mondo attuale se non hai le competenze e le conoscenze non vai più da nessuna parte . Fare bene i prodotti non basta più