La questione “artigianalità” è uno degli argomenti più dibattuti in Italia nel campo alimentare. E come tutte le questioni strategiche siamo privi di una legge e di un quadro normativo condiviso. Insomma, mancano regole condivise e ognuno scrive quel che vuole.
La diffida CODACONS (qui link Adnkronos) ha colpito un big del settore e di tutto il “sistema Piemonte” come GROM, che infatti ha tolto dalla propria comunicazione la dizione “artigianale” per il proprio gelato. “Non è artigianale per due motivi – spiega all’Adnkronos l’avvocato Enrico Venini, legale del Codacons che ha seguito la vicenda – prima di tutto per le dimensioni dell’azienda, essendo una Spa, non è una ditta artigianale. In secondo luogo, fatto ancora più importante, è la stessa caratteristica del gelato: per essere artigianale dovrebbe essere prodotto in loco e dunque fresco, invece l’azienda prepara le miscele in un unico centro produttivo, in provincia di Torino, e da lì viene smistato ovunque, nei rivenditori italiani e all’estero fino a New York, Tokyo, Parigi, Osaka a Malibu”. “Le miscele vengono pastorizzate e congelate – prosegue Venini – ed in seguito, una volta che arrivano nei negozi, si procede al loro scongelamento e alla mantecazione”.
L’artigianalità è ormai un concetto dibattuto anche dalle Associazioni di categoria, come la Confartigianato e la Coldiretti. Ma in ultima battuta, come sempre, è dovere del consumatore usare la logica ed informarsi. “Innanzitutto bisogna diffidare dai gelati con i colori troppo accesi, sicuramente non sono realizzati con materie prime nobili – raccomanda Augusto Cestra, il presidente di Confartigianato Gelatieri – un gusto pistacchio di colore verde smeraldo non sarà realizzato certo con il pistacchio di Bronte, anche il gusto fragola se è rosso brillante avrà sicuramente dei coloranti. Un altro trucco per identificare un gelato artigianale è la cremosità, dunque, se il gelato presenta cristalli di ghiaccio sarà stato scongelato e dunque non artigianale”.
La Coldiretti, che stima nell’ultima settimana un aumento del consumo di gelato addirittura del 25%, a causa dell’afa estiva, segnala che sono ormai un centinaio le “agrigelaterie”, le fattorie che producono gelato con prodotti a Km0 e lo vendono, per così dire, “dalla stalla alla coppetta” o nei mercati di Campagna Amica, diffusi su tutto il territorio italiano. “La maggior parte di esse – spiega la Coldiretti – producono “latte di alta qualità” che in parte trasformano in gelato. L’antesignana, nata nel 2001, è l’Agrigelateria San Pé di Poirino, in provincia di Torino e produce gelati freschi da latte di vacche di razze Frisona, Pezzata Rossa e Bruna Alpina. Nelle agrigelaterie è particolarmente curata la selezione degli ingredienti, dal latte alla frutta, ma sul mercato non mancano però le novità come la produzione di gelati a base di latte d’asina particolarmente apprezzato per le sue proprietà”.
A nostro parere l’atto di Grom era dovuto, ma questo non deve punire un’azienda che senza ombra di dubbio offre un prodotto eccellente. E non sempre, ricordiamolo, “artigiano” è meglio di “industria”. Ora però, speriamo che la politica e gli operatori lavorino su regole condivise.