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Crisi Caffarel: Lindt è un motore di sviluppo o un ostacolo?

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La crisi Caffarel è ormai conclamata. All’orizzonte il taglio di oltre un quarto della forza lavoro a Luserna San Giovanni (si parla di 90 licenziamenti).

Il matrimonio fra Lindt e Caffarel si celebra nel 1998.

E un bel pezzo di Federico Fubini sul Corriere Torino spiega bene cosa è successo 23 anni dopo.

“C’è un gruppo internazionale che assorbe risorse dalla sua piccola controllata piemontese, invece di investire per rilanciarla come accaduto a tante imprese italiane a controllo estero. Ci sono comportamenti legali, ma opportunistici, della multinazionale svizzera nei confronti del fisco del Paese che la ospita”.

Ma cosa è successo?

Commenta una portavoce dell’azienda: “Al momento Caffarel non è in grado di confermare i 90 esuberi. A causa delle perduranti difficoltà, aggravate dalla pandemia, abbiamo dovuto decidere di ottimizzare alcune strutture e processi interni”.

Ma che si stia per procedere agli esuberi è risultato chiaro ai sindacalisti nei colloqui con l’azienda all’Unione industriale di Torino pochi giorni fa.

L’amministratore delegato di Caffarel Benedict Riccabona (nel 2018 avevamo intervistato Marco Villa che parlava ancora di sviluppo) quel giorno ha fatto sapere di essere in ferie e non si è presentato.

Lindt usa Caffarel come un bancomat e un mezzo per dedurre fiscalmente risorse?

Caffarel, ricostruisce Fubini sul Corriere, è soggetta ogni anno a “commissioni di management” e “commissioni per uso delle licenze” da versare per vari milioni all’anno alla controllante di Kilchberg, nel cantone di Zurigo.

Le commissioni di management sono una tariffa oraria applicata dai dirigenti di Lindt per il loro tempo trascorso a colloquio con quelli di Caffarel.

Le commissioni sulle licenze derivano invece dal fatto che Lindt ha acquisito la proprietà intellettuale dei dolciumi Caffarel e ora si fa pagare da quest’ultima per consentirle di produrli.

Entrambe le pratiche sono diffuse fra le multinazionali, perché spostano legalmente risorse a favore della casa madre (in questo caso, in Svizzera) senza farle emergere come profitti tassabili nel Paese della controllata (in questo caso, in Italia).

Ma applicare simili tariffe a un’azienda in difficoltà come Caffarel oggi appare discutibile.

Pesa su Caffarel anche la concorrenza dei prodotti a marchio Lindt in Italia.

Fubini riporta anche l’acquisizione, pochi mesi, di Lindt Italia verso S.T. Spa, la società esterna che distribuiva i cioccolatini nei centri commerciali.

S.T. aveva registrato perdite per 949.000 euro a giugno 2020, secondo Cerved, con un patrimonio netto più che dimezzato in due anni a soli 726.000 euro.

Per la società Lindt Italia ha sborsato circa 12 milioni di euro – più o meno quattro volte l’eventuale risparmio annuo dall’eventuale taglio di 90 addetti Caffarel.

Ma il titolare della S.T. era Edoardo Bulgheroni, di Varese. Presidente di Lindt Italia, che controlla Caffarel, è invece suo padre Antonio Bulgheroni.

Crisi Caffarel: lunga è la via del rilancio

Per rilanciare Caffarel servono molte risorse e la piena volontà di Lindt di puntare sull’azienda piemontese come asset fondamentale. Lindt è uno dei principali produttori di cioccolato a livello mondiale, con circa 4 miliardi di euro di fatturato.

Ma il management di Lindt Italia pare non avere la volontà di avviare uno sviluppo “Venchi Style”.

Fra l’altro il marchio Caffarel, molto forte nel B2B, nel B2C è invece un concorrente diretto proprio dei prodotti Lindt.

Come uscirne? Certamente un’acquisizione di peso (Ferrero?) riporterebbe lo storico marchio di Luserna San Giovanni allo splendore.

Lindt Italia: la storia

I fratelli Bulgheroni incontrano Robert Sprüngli in Italia nel 1946.

In pieno dopoguerra e in difficoltà per il reperimento delle materie prime, decidono di convertire la loro fabbrica di caramelle fondata nel 1909 in fabbrica di cioccolato.

Su licenza della Lindt, iniziano la produzione di cioccolato l’anno dopo e continuano ad espandersi e nel 1984 aprono un nuovo stabilimento di 34.000 m² che impiegava circa 650 addetti.

La Bulgheroni SpA viene acquisita dall’azienda svizzera e diventa Lindt&Sprüngli SpA.

Nel 1996 Antonio Bulgheroni, figlio di Edoardo e attuale presidente e amministratore delegato di Lindt Italia, entra a far parte del consiglio di amministrazione di Lindt&Sprüngli AG.

Nel 1998 la Lindt acquisisce la Caffarel, che però conserva la sua autonomia e la sua identità di marchio e prodotti.

L’acquisizione da parte della Lindt consiste nel controllo esclusivo della società Caffarel con la sottoscrizione del 99,785% del capitale sociale di quest’ultima, le cui azioni erano detenute, direttamente e indirettamente, dai componenti delle famiglie Audiberti e Bachstadt-Malan.

Nel 2006 viene acquisito dalla Poretti il magazzino adiacente allo stabilimento di Induno Olona, aumentando così la propria superficie produttiva di altri 18.000 m² e nel 2007 viene realizzato il nuovo polo logistico nel comune di Magenta.

La storia di Caffarel

Nel 1826 Pier Paul Caffarel aprì in Via Balbis a Torino un laboratorio che macinava fave di cacao e nel 1865, il suo socio Michele Prochet inventò uno dei simboli di Torino: il gianduiotto.

Il cioccolatino, presentato durante il Carnevale di Torino e il cui padrino fu la simpatica maschera piemontese Gianduia, fu il primo cioccolatino incartato e si ottenne impastando il cacao, lo zucchero e le famose nocciole “tonde gentili” del Piemonte.

L’intuizione è stata quella di unire alle nocciole, prodotto tipico del Piemonte, il gusto dell’esotico cacao.

Lo stabilimento di Via Balbis venne ampliato diverse volte e ricostruito anche dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Ma negli anni Sessanta la sede venne trasferita a Luserna San Giovanni, paese natale del fondatore.



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Dario Ujetto

Da adolescente senza computer a quasi quarantenne googleiano DOC. Ovvero: come passare dalla lettura del giornale cartaceo, alla scrittura di un blog in meno di un nano secondo. Ma mi occupo anche di marketing, cibo, libri e comunicazione.

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