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Wolfrest Gin: la storia di un gin piemontese

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Valentina Barone, ideatrice di Wolfrest Gin insieme al marito Giovanni, ci racconta la storia di questo prodotto.

Come blog avevamo già parlato di un altro Gin nato in Piemonte, quello di Franco Cavallero.

Oggi Valentina ci parla della sua idea e di quella di Giovanni, delle prime sensazioni e delle origini di Wolfrest Gin. Un prodotto che nasce anche e, soprattutto, dalle loro competenze:

Abbiamo cominciato ad immaginare il Wolfrest Gin una sera di marzo, a casa nostra , a Montelupo Albese un piccolo paese delle Langhe.

L’ obiettivo era quello di raccontare il nostro territorio, famoso in tutto il mondo per i pregiati vini, attraverso le botaniche che più amiamo e che meglio rappresentano il nostro piccolo paese come ad esempio la nocciola e le erbe mediterranee che qui a Montelupo crescono profumate e rigogliose.

Il nostro comune infatti, sulla cima di una collina, gode di un particolare microclima grazie alle correnti marine provenienti dalla Riviera Ligure, non troppo distante da noi.

Quello che posso dirti è che l’idea di questo Gin aleggiava dentro di noi da diversi anni, ma ci abbiamo messo un po’ di tempo a elaborarla e renderla reale. 

“Un giorno le parole e i pensieri si sono tradotte in un foglio, dove abbiamo buttato giù le prime idee: il nostro primo obiettivo era quello di raccontare il nostro territorio”

Sia io che Giovanni siamo di Alba ma solo dopo il trasferimento a Montelupo abbiamo iniziato a vivere davvero le Langhe:  il cambio delle stagioni, l’aria buona e il suo silenzio.

Ogni giorno quando prendiamo la macchina dobbiamo sforzarci per evitare distrazioni. Intorno a noi si presenta un vero spettacolo: i vigneti ordinati, la nebbia tra le colline e quella luce unica e calda che avvolge ogni cosa, insomma viviamo in uno dei posti più belli del mondo e ci sembrava giusto dare l’importanza che merita.

Parlando ora nello specifico di Wolfrest Gin, innanzitutto abbiamo deciso di usare solo sette botaniche, una scelta un po’ azzardata oggi, dove chi produce gin solitamente tende a arricchirle con tantissime essenze differenti.

“Ma la nostra filosofia è quella di lavorare bene con pochi ingredienti di grandissima qualità, abbiamo così deciso di usare solo botaniche italiane, rendendo così il nostro gin 100% italiano, per davvero”

E lo abbiamo dedicato al nostro piccolo paese, Montelupo, che si chiama così proprio perché in passato era abitato dai lupi, che da decenni erano ormai spariti,  ma che da qualche anno si ripresentano di tanti in tanto qui e nei paesi intorno, spostandosi furtivi tra i boschi rimasti.

Abbiamo allora pensato alla rotte migratoria del Canis Lupus Italicus durante il suo viaggio di ritorno dalle parti più remote della Dorsale appenninica alle Langhe, e abbiamo selezionato alcune delle botaniche incontrate nella sia lunga marcia.

Siamo partiti dal ginepro umbro, uno dei più buoni secondo noi. In Liguria abbiamo scelto l’arancia dolce di Pernambucco IGP che dista solo 99 km da casa nostra, l’unica arancia dolce coltivata nel nord Italia.

Giovanni – pescatore sin da bambino – ha voluto poi inserire il sambuco: pianta della quale ha sempre usato le sue bacche per pescare. Pianta che si trova selvatica in natura in tutto il Piemonte, specialmente vicino ai fiumi, dove il lupo va ad abbeverarsi.

Per il Wolfrest – in realtà – ne usiamo solo i petali dei fiori per arricchirne ed armonizzarne il bouquet. 

Abbiamo poi scelto tre erbe aromatiche del mediterranee, provenienti da Montelupo, che geograficamente risente delle correnti della Riviera Ligure, e che quindi qui crescono rigogliose e profumate: l’alloro, il timo e il rosmarino selvatico.

Infine (ma soprattutto) la nocciola, a cui abbiamo deciso di dare molto risalto. 

Non siamo i primi ad utilizzarla in liquori o infusi ne saremo gli ultimi, ovviamente, ma noi abbiamo deciso di lavorarla in un modo particolare e siamo riusciti ad estrarne tutti i suoi profumi ed il suo carattere: quello che rende Wolfrest un gin estremamaente caratteristico e dotato di estrema morbidezza.

Così bilanciato e rotondo, che non solo è perfetto miscelato, ma ottimo anche liscio, al posto di una classica grappa a fine pasto.

Chi lo ha assaggiato ne è rimasto entusiasta e noi non possiamo che esserne felici, anche perché dietro a questo gin c’è tutto il nostro impegno e la nostra passione.

Essendo concepito come un progetto di famiglia, abbiamo deciso di seguire e fare tutto noi in prima persona: dalla creazione della ricetta, che è stata sviluppata da Giovanni che è un enologo (ed appassionato di Gin, ovviamente), alla comunicazione, dove mi sono occupata delle illustrazioni, del packaging , del sito internet e ovviamente dei social e della fotografia: parte integrante del mio vero lavoro.

Questo progetto ci ha fatto crescere, e anche Cucina e Cantina si è trasformato:da semplice foodblog aperto nel 2008, nel giro di 9 anni  è diventato un lavoro vero e proprio.

Nel 2013 ho aperto la partiva iva e ho lavorato da freelance, fino ad arrivare ad oggi, nel 2017,  dove Cucina&Cantina è diventata una vera e propria impresa.

Chissà  cosa ci riserverà il futuro… Teniamo le dita incrociate!

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Qui il sito.



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Dario Ujetto

Da adolescente senza computer a quasi quarantenne googleiano DOC. Ovvero: come passare dalla lettura del giornale cartaceo, alla scrittura di un blog in meno di un nano secondo. Ma mi occupo anche di marketing, cibo, libri e comunicazione.

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