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Vanity Fair: bolla o son desto?

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Vanity Fair si lancia sulla movida torinese, definendo Torino una delle mete più interessanti gastronomicamente parlando.

La redazione torinese del Corriere della Sera rilancia, dando numeri: negli ultimi 5 anni +13% di ristoranti e bar, 8.000 imprese del commercio (su 27.000) vocate alla gastronomia e al bere.

Mentre edicole e abbigliamento chiudono, l’enogastronomia e la ristorazione segna (alla voce aperture) numeri positivi.

Del resto, nel ristretto circolo dei gourmand, la battuta che si sente maggiormente è: “di fronte a tutte queste nuove aperture tenere il passo è dura”.

Vanity Fair registra dunque un trend visibile, e anche noi di Eat Piemonte avevamo timbrato il cartellino mettendo in fila le novità del 2018.

Aperture che vanno in parallelo con le aperture e lo svecchiamento della rete commerciale della Grande Distribuzione Organizzata.

Incrociando però le conclusioni del Rapporto Rota 2017, l’ottimismo di Vanity Fair pare scontrarsi con la realtà del mercato, impoverito nel reddito sul fronte interno e non compensato dal turismo ancora marginale.

 

Quindi siamo alla presenza di una bolla? O in presenza di fenomeni che non rispettano il reale mercato presente sull’area?

Sicuramente siamo di fronte ad una bolla modaiola, dove l’apertura di un locale viene vista come soluzione di investimento, nuova occupazione e moda.

 

Quattro fattori contribuiscono certamente a rendere estremamente concorrenziale l’ambiente della ristorazione torinese.

Siamo certamente di fronte ad imprenditori che scommettono su nuove location, come nei casi di Alessandro Spoto e Salvatore Rindone.

Torino attira anche come laboratorio, anticamera per puntare ad aperture di Milano (come nel caso di Massimiliano Prete e il suo Gusto Madre).

Terzo fattore è l’arrivo di investimenti strutturati (OGR, Edit, Cannavacciuolo) perchè attirati da un’area sempre gastronomicamente attenta e comunque in dialogo perenne con le Langhe e altre aree di interesse.

Quarto fattore, il peggiore, siamo di fronte ad investimenti poco chiari.

C’è anche da aggiungere, raccogliendo le parole di Paolo Bertolini (Presidente Commercianti di via Lagrange), un piccolo vento di ottimismo anche per la riqualificazione di via Roma e del centro storico.

Ottimismo giusto, da non mischiare però ad una euforia che sarebbe ingiustificata. Il mercato locale rimane stabile, e spesso molti locali anche di alto livello giocano a spartirsi una torta che è sempre la medesima.



Dario Ujetto

Da adolescente senza computer a quasi quarantenne googleiano DOC. Ovvero: come passare dalla lettura del giornale cartaceo, alla scrittura di un blog in meno di un nano secondo. Ma mi occupo anche di marketing, cibo, libri e comunicazione.

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