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Torino Capitale del Gusto, ma c’è bisogno di un altro logo?

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Torino Capitale del Gusto. Si tratta di un progetto realizzato dal Comune di Torino, in collaborazione con Turismo Torino e Provincia, e sostenuto finanziariamente da Camera di commercio di Torino per promuovere la città come destinazione di food experience di alto livello.

Cita il comunicato di CamCom: “da scoprire durante un soggiorno in cui, accanto alle visite nei musei e allo shopping, si potranno assaporare piatti tipici e bouquet di vini pregiati e fare conoscenza con le tendenze della cucina contemporanea. La campagna di comunicazione che prenderà il via nei prossimi giorni”.

Questo vuole essere un post dedicato al dibattito, cosa è il marchio, cosa vuole essere, opioni e suggerimenti.

Chi scrive, pur avendo qualche anno di esperienza nel marketing, non ha mai giudciato il lavoro altrui tantomeno di Enti con cui Eat Piemonte ha collaborato e collabora (vedi Maestri Digital).

Torino Capitale del Gusto: un marchio è fatto da persone

Il marchio Torino Capitale del Gusto, da quello che abbiamo capito, sarà un marchio di promozione B2B dedicato a Saloni e meeting. Il rivedibile hashtag #mmmtorino taggherà sui social le iniziative legate al brand.

Ancora prima delle presentazione, uno dei più gettonati influencer torinesi (Luca Iaccarino, fra le altre cose giornalista in forza a La Repubblica) si era iscritto al partito dei contestatori. In un suo post su profilo personale, aveva tacciato di provincialismo l’iniziativa.

Oggi il Corriere della Sera edizione di Torino (su dati Qualivita-Ismea) ci ricorda che l’ecosistema delle eccellenze piemontesi (DOP, IGP, DOC) partorisce un topolino di 268 milioni€ all’anno di giro d’affari (escluso il wine) contro i 1.507 milioni€ della Lombardia.

Poco business, tanti marchi, tante eccellenze e sicuramente tante persone appassionate. Dove è quindi il problema?

C’era bisogno di un altro marchio?

Questa è la domanda da cui parte il nostro post e il dibattito. Per i decision-maker come Vincenzo Ilotte e Alberto Sacco (due promotori) evidentemente sì. Così come per Turismo Torino, l’Ente che rappresenta il turismo a Torino.

Ilotte con Camera di Commercio ha già la responsabilità di progetti come Maestri del Gusto, Torino DOC, Torino Chesse, YES!Torino. Questo patrimonio diventerà patrimonio di marca anche per Torino Capitale del Gusto?

Ieri alla presentazione presso Terra Madre, sedevano insieme alle Istituzioni operatori privati come Matteo Baronetto (Del Cambio) e Umberto Montano.

Se due nomi del genere “mettono la faccia” evidentemente il progetto ha delle potenzialità.

Torino Capitale del Gusto: le mie considerazioni

Ripeto, i giudizi si possono dare solo alla fine o al medio termine di un percorso. Come direbbero gli americani ecco my 2 cents sul progetto:

  • Budget: un marchio a budget zero o anche a budget limitato è destinato a fallire;
  • Sono già sul campo iniziative dal potenziale alto come Maestri del Gusto. Il dialogo fra tutti gli Enti e i privati non deve esaurirsi il tempo di una Terra Madre;
  • L’enogastronomia piemontese deve dialogare con l’estero. L’ennesima campagna onanistica per i torinesi sarebbe inutile.

Buon lavoro a tutti!



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Dario Ujetto

Da adolescente senza computer a quasi quarantenne googleiano DOC. Ovvero: come passare dalla lettura del giornale cartaceo, alla scrittura di un blog in meno di un nano secondo. Ma mi occupo anche di marketing, cibo, libri e comunicazione.

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