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La nostra Terra Madre Salone del Gusto

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Terra Madre Salone del Gusto è stata una scommessa vinta. Anche il più spietato dei critici non può che riconoscere il successo di pubblico e visibilità per Torino. Si parla di più 500.000 persone solo nella giornata di sabato 24 settembre (fonte La Repubblica) fra i banchi delle aziende, dei Presidi e delle tante iniziative OFF organizzate.

Ma spente le luci sulla manifestazione, si apre il dibattito. Il partito “PRO Terra Madre” (di cui noi facciamo parte) vede idealmente iscritti il giornalista Luca Iaccarino e lo scrittore Enrico Remmert.

Luca Iaccarino ha postato sul suo profilo Facebook il seguente stato: “E col Salone del Gusto va in onda one more time il più classico degli show torinesi: il match tra chi facendo, anche, sbaglia e chi non facendo una mazza, sa come fare tutto perfetto”.

Il partito del “Terra Madre Critico” vede invece iscritto l’opinionista Paolo Tex (qui il suo pezzo sul blog Sistema Torino) e il sociologo Giovanni Semi. Testo di riferimento del partito rimane “La Danza delle mozzarelle” del bravo Wolf Bukowski (testo da leggere a prescindere).

Nei prossimi giorni, sapremo che indotto e che numeri ha generato Terra Madre Salone del Gusto, e potremo fare precisi bilanci. Già ora ci iscriviamo al partito del PRO, e facciamo i complimenti a Slow Food e agli Enti per la scommessa vinta.

Non tutto è stato perfetto, ma sappiamo che l’Italia non è il Giappone. Alcune cose sono migliorabili, altre sono proprio da eliminare. Ma il format outdoor ha permesso di superare barriere prima non superabili dal vecchio Salone del Gusto targato Lingotto.

Abbiamo fatto, come tutti, delle riflessioni e ci siamo posti delle domande. Le riproponiamo qui:

 – Perchè chiudere alle 19,00 il Parco del Valentino e Piazza San Carlo/via Roma? Qui risponde Slow Food;

Perchè Compral e Inalpi non hanno potuto vendere gli hamburger Fassoneria all’interno dei loro stand? Bartolomeo Bovetti (Direttore di Compral) ci ha confermato questo divieto da parte dell’organizzazione. Non capiamo la ratio della scelta, anche perchè favorire un Consorzio vicino a Eataly come La Granda e altri soggetti a discapito di altre organizzazioni non sarebbe corretto e nello spirito del Salone. Ma siamo disponibili ad accogliere le risposte delle diverse parti (sotto risponde alla nostra domanda direttamente Roberto Burdese*);

– Pensiamo che l’esperienza della Piazza Maestri del Gusto (ospitata in piazza Valdo Fusi) sia un format da replicare anche fuori dal Salone. La possibilità di concentrare decine di Maestri del Gusto (qui ne abbiamo raccontati alcuni) e di scoprire progetti come Torino DOC sia una figata;

– Pensiamo che anche la Via del Gelato sia un format da replicare. La Compagnia Gelatieri ha fatto goal. E a proposito di gelato, grazia a Dissapore Cafè abbiamo scoperto che Martinetti e Grom saranno CEO di Gromart ancora per quattro anni;

– Il Salone ha ribadito la centralità di Torino come città del Vermouth e della mixologia. Grazie al lavoro di Enoteca Diffusa, Spiriti Indipendenti e aziende come Cocchi e Compagnia dei Caraibi;

– Il sistema ristorativo torinese (o meglio la fascia che più punta su qualità e ricerca) ha vissuto giorni di gloria, come la città intera. Che è ora pronta ad un’altra sfida, il nuovo Salone del Libro. Ma questa è un’altra storia;

Food Mood è stato un’interessante esperimento di area B2B. Ma Terra Madre deve investire maggiormente anche su questa area, per creare valore per le PMI presenti;

Terra Madre Salone del Gusto è un’opportunità per le PMI e le iniziative in startup. Ma pensiamo che sarebbe ottimale limitare i costi degli stand per le aziende, magari modulando in cluster e non in Regioni le aree. E pensiamo che i costi debbano essere proporzionali anche alle categorie vendute; vendere birra porta margini diversi rispetto a vendere farina;

– L’alleanza Industria/artigiani è fattibile, anzi indispensabile. Le industrie che lavorano bene ci sono, e a Terra Madre Salone del Gusto erano presenti. Lo spazio Lavazza all’ex Borsa Valori, per esempio, era bellissimo.

Alla prossima edizione!

*Roberto Burdese, Amministratore Delegato di Slow Food Promozione S.r.l.

Compral ci ha chiesto a luglio di comperare uno stand grande per cucinare hamburger e noi gli stand grandi a disposizione li avevamo già finiti a quell’epoca. Inoltre nel Parco volevamo limitare le attività di somministrazione e avevamo già avuto un numero di richieste corrispondente a quanto avevamo in mente. Infine c’era già molta carne in giro per l’evento e non volevamo inserire ulteriori proposte anche per essere coerenti con il nostro messaggio di riduzione dei consumi di carne.

In tutto questo, Inalpi non c’entrava nulla perché Compral a noi non ha mai parlato di Inalpi.

Inalpi compare solo una decina di giorni prima dell’inizio dell’evento, a stand già montati, quando apprendiamo da un’altra realtà che aveva acquistato uno stand, che questo stand avrebbe ospitato Inalpi per cucinare l’hamburger con la fettina di formaggio.

In questo caso i motivi per il NO sono stati molteplici: in primis quello non era uno spazio attrezzato e autorizzato a cucinare, in secondo luogo non intendevamo autorizzare una attività di somministrazione che fino a quel punto non ci era mai stata proposta e non era prevista, in terzo luogo perché Inalpi che fa formaggi deve vendere hamburger?

In ultimo: ci sono dei criteri con cui selezioniamo gli espositori e una azienda come Inalpi, che produce solo formaggi a latte pastorizzato e non formaggi di tradizione, non rientra in queste linee guida. Per inciso Inalpi ha sostenuto il progetto di Via del Gelato creato da Alberto Marchetti perché lo stesso Marchetti ha deciso di utilizzare alcuni loro prodotti.

Alle persone responsabili dello stand in oggetto ho anche cercato di proporre una presenza alternativa e a mio avviso più consona per Inalpi, ma non ho avuto successo (sono riuscito con enorme fatica a ottenere giusto di essere chiamato telefonicamente una sola volta!).

Mi sono persino sentito dire che “il Presidente di Slow Food aveva dato il suo benestare alla presenza dell’hamburger” (cosa ovviamente falsa perché né Petrini né Pascale sono a conoscenza di nulla di tutto ciò).

Spero ora che questi signori trovino il tempo per un confronto vis à vis. Fassoneria invece è un nome che non ho mai sentito in merito al nostro evento. Insomma, se si tratta di spiacevole incidente mi sento più vittima che responsabile. E sono d’accordo con te: cose che non dovrebbero succedere.



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Dario Ujetto

Da adolescente senza computer a quasi quarantenne googleiano DOC. Ovvero: come passare dalla lettura del giornale cartaceo, alla scrittura di un blog in meno di un nano secondo. Ma mi occupo anche di marketing, cibo, libri e comunicazione.

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