Durante il Tuttofood di Milano riflettevamo con Michele Perinotti de GliAironi Risi&Co sul posizionamento in Grande Distribuzione Organizzata (G.D.O.) dei prodotti di qualità e di eccellenza.
Il “razzismo” di Eat Piemonte nei confronti del supermercato “normale” è oggi oggetto di scherno da parte di amici e conoscenti; però la questione è tremendamente seria.
Il mercato italiano è in contrazione e per molti artigiani di eccellenza e per industrie di media dimensione l’apertura all’estero è una via obbligata; ma chi deve allargare il proprio bacino di consumo interno spesso non può accontentarsi della presenza negli Eataly, Eat’s o negozi top vari.
La presenza in speciali isole o iniziative gourmet di realtà come
Esselunga o Carrefour non deve essere visto come un tradimento al principio della qualità o della sostenibilità.
Esistono sempre più italiani che, pur condividendo i principi dello slow fooding, non sempre possono permettersi il prezzo pieno. Perchè escluderli o non parlare con loro attraverso il prodotto?
Discorso opposto il problema rilevato stamattina da
Fabio Giavedoni (
Slowine) sulla mera voglia di speculazione di alcuni operatori del settore.
L’accostamento del nome Barolo al Lidl è, a nostro parere, una bestemmia in termini economici. Una grafica cheap, un’operazione indefinita, una bassa e poco lucida voglia di tirare nel portafoglio qualche quattrino.