Le
“Maidstone Mums” sono la definizione sociologica e markettara coniata da
Ronny Gottschlich (
CEO di
Lidl in U.K.) per identificare le donne della
“middle-class” britannica che acquistano serialmente al
discount e non se ne vergognano (
qui articolo del The Guardian).
Non parliamo di un temporaneo spostamento di
budget, ma di un possibile terremoto nelle abitudini di acquisto alimentari inglesi che hanno portato il marchio tedesco a crescere a doppia cifra mentre
Tesco e
Sainsbury’s (mostri sacri del retail
UK pre-crisi) sono sostanzialmente fermi.
Lidl ha 600 stores in Regno Unito e conta di arrivare a 1.500 nei prossimi anni.
Il mercato UK “grocery” (sostanzialmente l’alimentare) è un’arena competitiva che vale 170miliardi di sterline all’anno.
I negozi
Lidl ma anche
Aldi (altra catena tedesca
discount) sono collocati nelle periferie e nel
mid-England e attirano la
middle-class impoverita e poco fiduciosa sia con prezzi stracciati sia con linee più accattivanti come la famigerata
“Deluxe”. Ovviamente, per l’acquisto di vini il fenomeno è accentuato,
con 6 bottiglie su 10 vendute in promozione.
Il driver della convenienza è il primo driver di acquisto per il “popolino” britannico, a secco di cultura gastronomica e attenzione per il “buon” mangiare e il “buon” bere.Ma in Italia?
Dispiace dire che nella Patria dello
Slow Food i discount
Lidl non sono una meteora, anzi.
Nielsen registrava, nel 2013, un incremento del canale di
169 punti vendita sul territorio nazionale (
qui indagine completa).
In Italia, però, patria di
“foodies” veri o presunti si è chiuso un accordo triennale con
Gambero Rosso per nobilitare i prodotti delle
private label Italiamo,
Deluxe e
Cantina Lidl.Di fianco alla crescita di mercati
farmer e
km0 come quelli di
Fondazione Campagna Amica, anche in Italia la G.D.O. tradizionale è ferma mentre crescono discount e negozi di fascia alta.
La famiglia italiana destina il 18% del budget all’acquisto alimentare, 4 punti sopra la media europea.
Rispetto al 2007 la variazione della spesa alimentare cala di 13 punti, assestandosi ad una spesa media di 461€.
5 miliardi€ sono stati risparmiati in un triennio grazie alle scelte del discount e di acquisti di marche commerciali (private label).
Quindi, al fianco dell’aumento del bio e dell’e-commerce, vediamo crescere anche in Italia il “peso” economico del canale discount.
Come nella moda, il consumatore può acquistare da Lidl e poi alla domenica andare per mercati farmer o a mangiare da Eataly.
Ma è un buon segno che il prezzo sia un driver di acquisto primario in tutta Europa? Ovviamente no. Il cibo deve avere un suo giusto prezzo, ma non può e non deve subire la spirale negativa di tagli prezzo e continue promozioni “sottocosto” che stritolano le aziende produttrici.
Le “Maidstone mums” e la crescita dei Lidl non sono una bella notizia per l’Europa, perchè dimostrano che oltre al portafoglio è impoverito anche il peso culturale dato al cibo.