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L’Alveare che dice Sì: che cos’è e come funziona

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L’Alveare che dice Sì è un progetto di startup fra il sociale e l’economico ispirato alla Francia (nel 2011 inizia ad operare La Ruche qui dit Oui!) e all’esperienza di The Food Assembly in Inghilterra, Spagna, Germania e Belgio.

In Italia il progetto parte nel settembre del 2014, aprendo i primi Alveari a Torino a fine Novembre.

L’Alveare che dice Sì vuole operare una sintesi fra la comodità dell’e-commerce senza perdere la dimensione del contatto umano e dell’interscambio fisico.

Un punto vendita (bar, ristorante) o un’ associazione può diventare Alveare, cioè il punto di raccolta della spesa settimanale e dell’incontro fra i membri dello stesso Alveare (per approfondimenti qui).

Abbiamo raggiunto Simona Cannataro, responsabile Comunicazione, per parlare dell’evoluzione e della storia dell’iniziativa.

Cosa ha portato L’Alveare che dice Sì in Italia?

L’Alveare che dice Sì è arrivato in Italia nel 2015 dall’idea di Eugenio Sapora, ingegnere torinese, che all’epoca era un tipico “cervello in fuga” in Francia.

Lì ha conosciuto La Ruche qui dit Oui come consumatore, e gli è piaciuta così tanto l’idea che ha deciso di portarla in Italia. D’altronde, quale Paese più del nostro poteva interessato a fare la spesa direttamente dal produttore locale?

Il primo Alveare è nato proprio a Torino, poco dopo, in una caffetteria in piazza Cattaneo.

Quali sono i metodi di selezione di un Alveare e quali criteri deve rispettare per essere parte del circuito?

Perché un Alveare possa nascere ci deve essere innanzitutto una persona, il Gestore, che sia appassionato di buoni prodotti e che voglia seguire un progetto sociale e di comunità.

Questa persona individua un luogo fisico per le distribuzioni (qualsiasi luogo può ospitare la distribuzione di un Alveare, ad oggi ci sono Alveari che distribuiscono in bar, librerie, ristoranti, case del quartiere, oratori, perfino in cinema e teatri).

Il Gestore si impegna poi a selezionare dei produttori locali che andranno a formare l’offerta di prodotti del suo Alveare, e a mettere su una comunità di iscritti interessati a comprare direttamente dai produttori.

Le vendite da lì partiranno e andranno avanti, con cadenza settimanale, e il Gestore dell’Alveare percepirà una percentuale su queste vendite.

Ovviamente fare il Gestore d’Alveare non è come fare un lavoro a tempo pieno, e i guadagni non sono quelli di un lavoro full-time, però possono essere interessanti come reddito complementare.

E come sono selezionati i produttori?

Per legarsi a un Alveare, un produttore deve rispettare la filiera corta e deve essere vicino a quell’Alveare.

Poi, è il Gestore che sceglie i suoi produttori. Il che vuol dire che va a trovarli lì dove questi producono, assaggia i loro prodotti, instaura con loro un vero rapporto.

Noi poi controlliamo che i produttori rispettino la filiera corta, che siano in regola da un punto di vista fiscale, li assistiamo nella compilazione dei loro cataloghi sul nostro portale.

E quando possiamo unire l’utile al dilettevole, anche noi andiamo a trovarli per assaggiare i loro prodotti!

Perchè un consumatore dovrebbe approcciare l’Alveare? Cosa offrite di più e di diverso rispetto ai tanti e-commerce come, per esempio, Cortilia?

All’Alveare che dice Sì non si paga per iscriversi, non ci si abbona, non ci sono minimi d’acquisto: posso comprare anche solo mezzo chilo di carote, se è tutto quello che mi serve quella settimana.

E’ l’ampiezza del gruppo che fa la soddisfazione del produttore, non il potere d’acquisto del singolo.

Oltre a questo, per noi è fondamentale il fattore umano, l’effetto-piazza: sì, la vendita è online e snella, l’offerta è organizzata e i pagamenti automatizzati, ma la distribuzione, ogni settimana, nel giorno e nell’ora che il Gestore ha scelto, rimane un momento di socializzazione, scambio e condivisione.

Alla distribuzione le persone di un quartiere incontrano chi ha prodotto quello che hanno comprato, e per chi compra all’Alveare questo è un valore aggiunto importante.

E poi si incontrano tra loro, possono socializzare, fare domande ai produttori e al Gestore. Negli Alveari a volte si organizzano anche gite dal produttore, cene sociali, laboratori e molto altro. Insomma, crediamo di essere qualcosa che va oltre l’e-commerce, che ci riporta all’umanità in una dimensione però contemporanea.

Quanti clienti avete servito ad oggi?

L’Alveare che dice Sì conta oggi più di 50.000 utenti iscritti, di cui 12.000 solo in Piemonte.

Un’altissima percentuale di questi ha già effettuato almeno un acquisto sul nostro portale.



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Dario Ujetto

Da adolescente senza computer a quasi quarantenne googleiano DOC. Ovvero: come passare dalla lettura del giornale cartaceo, alla scrittura di un blog in meno di un nano secondo. Ma mi occupo anche di marketing, cibo, libri e comunicazione.

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