Il Grignolino è un vitigno autoctono da sempre coltivato su queste colline. Ha uno spirito nobile e ribelle. Era il vino amato e bevuto dai re, nelle corti dei duchi del Monferrato e dei Savoia.
È un vitigno che può dare grandi risultati ed è il vino che più di altri rispecchia bene il carattere dei monferrini.
Sarà “Grignolino, il Nobile Ribelle“ ad aprire la primavera degli eventi sul vino: la prima edizione è in programma sabato 26 e domenica 27 marzo a Grazzano Badoglio (Asti).
In cabina di regia, l’Associazione Italiana Sommelier del Piemonte, con le delegazioni di Asti e Casale, supportate dal Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato, dal Consorzio Colline del Monferrato Casalese, dalle Associazioni dei Produttori di Grignolino d’Asti Doc-Piemonte Doc Grignolino e Monferace.
“Tra le tante definizioni che sono state date di questo vitigno nella storia – dicono Paolo Poncino e Daniele Guaschino, delegati Ais Asti e Ais Casale – emergono la sua nobile eleganza e il suo carattere ribelle e anarchico”.
A dargliela saranno i sommelier delle due delegazioni che, ai banchi di assaggio, parleranno di grignolino in tutte le sue diverse sfumature, ne racconteranno i territori e i diversi stili di vinificazione e affinamento.
La due giorni si svolgerà dalle 11 alle 18, nei locali dell’ex scuole. L’evento sarà a ingresso libero senza prenotazione con un costo per la degustazione di 15€ (10 per i soci Ais).
La parte ristorativa è stata affidata a Francesca Persano, meglio conosciuta come “Miss Dado” che attualmente gestisce la struttura e Vimini, un ristorante in centro a Torino.
Realizzerà due menù, uno di carne e uno di pesce, per offrire la possibilità non solo di mangiare e di avere una scelta varia ma anche di sperimentare i diversi abbinamenti possibili con il grignolino, vino dalla grande versatilità.
Dal vino al cibo, fino all’arte: i locali ospiteranno la mostra dello Studio C&C di Paolo Albertelli.
Parteciperà anche Nicola Mancinone del Confessionale Vermouth and Mix Bar, barman che collabora da tempo con il Consorzio dell’Asti ed è barman ufficiale del Consorzio del Vermouth, che ha studiato alcuni cocktails base grignolino per avvicinare anche i più restii a questo vitigno, dandogli una veste nuova e alternativa.
Il Grignolino è un vitigno autoctono originario della fascia collinare compresa tra Casale Monferrato e Asti.
Il Grignolino era il vino piemontese per antonomasia, fatto per il bere quotidiano.
“Il Grignolino è il più rosso dei vini bianchi ed il più bianco dei vini rossi” sembra abbia detto il Veronelli.
Le zone più vocate per la sua produzione sono l’Astigiano ed il Casalese: note più fruttate e floreali con meno tannini e spezie nel primo caso, più spezie ed evoluzione, tannini più decisi nel secondo.
Grignolino è uno dei vitigni a bacca scura tipici del Piemonte, non a caso è presente solo in questa regione, tranne che per qualche caso sporadico, soprattutto in Lombardia.
Il suo utilizzo è previsto in 7 DOC piemontesi, in 3 delle quali è protagonista assoluto, con percentuali che variano tra l’85 e il 90 % – Grignolino d’Asti, Grignolino del Monferrato Casalese e Piemonte DOC Grignolino – mentre in altre 4 – Colli Tortonesi, Gabiano, Rubino di Cantavenna e Monferrato – è ammesso in percentuali stabilite nella produzione di vini rossi e rosati.
Due sono le ipotesi sul suo nome: la prima fa riferimento all’abbondanza di vinaccioli – “grignole” in piemontese – all’interno dell’acino; la seconda si collega al verbo “grigné” che, sempre in piemontese, significa “sorridere”: evidentemente bere Grignolino dona il buonumore.
Le origini del Grignolino risalgono a parecchi secoli fa, ed era chiamato col nome di Barbesino o Barbexino.
La prima testimonianza scritta in cui è citato con questo nome risale al 1246: un atto con cui i Canonici della chiesa di S. Evasio davano in affitto “quattro staia di terra gerbida affinché fossero lavorate e vi fossero collocate buone piante di viti Berbesine”.
Nel corso dei secoli la diffusione in Piemonte andò aumentando, apprezzato come vino di alta qualità da nobili e borghesi, bevuto con piacere anche da re Umberto I di Savoia. Ad inizio del Novecento la sua quotazione era simile a quelle del Barolo e del Barbaresco.
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