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VOGLIA DI STARTUP – FANCEAT

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Danna, Cremonini, Mosca il team vagamente hipster di Fanceat

Nei giorni scorsi ci ha colpito la storia di Fanceat, azienda che si propone di risolvere il problema del “mangiare di merda” alleviando le sofferenze di tanti professionisti e lavoratori fuori sede. Abbiamo incontrato il CEO e co-founder Tommaso Cremonini.
Come nasce Fanceat? Raccontaci un aneddoto.
Ad ottobre 2013 io, Carlo Alberto (Danna) e altri tre studenti ci incontrammo per discutere insieme due idee diverse, che avevano come minimo comun denominatore la volontà di portare a casa dei clienti una spesa di altissima qualità.  Carlo voleva garantire ai consumatori un servizio di spesa a domicilio acquistando i prodotti nelle botteghe indicate dal consumatore al momento dell’ordine. Io pensavo di offrire un servizio di spesa a domicilio con prodotti scelti direttamente dai produttori. Le idee originarie furono completamente stravolte.
Il vero bisogno da colmare è quello di offrire la possibilità di preparare pasti di qualità in poco tempo. 
Nel Novembre 2013 partecipammo al primo Startup Weekend organizzato dall’I3P (l’incubatore di imprese del Politecnico di Torino). Cinque mesi più tardi, verso fine Aprile 2014, del team originario rimanemmo io e Carlo a cui si aggiunse Giulio (Mosca) come Creative DirectorA Settembre 2014 fummo selezionati dall’acceleratore milanese 3040Regeneration per partecipare ad un evento dedicato alle startup del settore agroalimentare nella tenuta della famiglia Rana.
Il pitch fu un successo e Fanceat vinse un periodo di accelerazione. Dopo un viaggio di esplorazione a Londra, durante il quale conoscemmo il cuoco italiano che ci aiuterà nella definizione delle ricette per il mercato inglese, riuscimmo a prendere i contatti con quelli che diventeranno i nostri partner per il servizio logistico.
Il 12 gennaio 2015 viene costituita Fanceat Srl innovativa e da fine marzo 2015 il servizio sarà online in beta test nella città di MilanoIl mese successivo è previsto un beta test anche su Londra, con la volontà di effettuare un A/B test dei mercati.
Cosa differenzia Fanceat dai concorrenti? Quale bisogno punta a soddisfare?
Fanceat al contrario degli altri competitor, vuole promuovere un’ esperienza italiana completa. Oltre ai semplici ingredienti, sarannoallegati accessori per aiutare il cliente.
Fanceat vuole diventare il primo brand a esportare lo stile di vita italiano raccontandolo attraverso le 4A che hanno reso l’Italia grande in tutto il Mondo: alimentare, automotive, arredamento e abbigliamento. Questo è quello che ci differenzia da Blue Apron, PlatedMarzapane, Hellofresh, Eataly.net, Paisan e Quomi: noi non vogliamo vendere semplicemente degli ottimi ingredienti ma vogliamo vendere un’esperienza, uno stile di vita e uno status symbol.
Attraverso lo storytelling, le foto/video ricette annesse al box, con un booklet che racconta dei prodotti e l’inserimento di attrezzi da cucina vogliamo accompagnare il cliente nella creazione di un menù italiano che sia però portatore di tutti i nostri valori. Spesso capita di tornare a casa dal lavoro (o dall’università come è stato nel nostro caso) tardi, stanchi, con poco tempo da dedicare alle proprie passioni e trovare il frigo vuoto. Nonostante la voglia di variare la propria alimentazione e la crescente propensione alla cucina, si ripropone costantemente lo stesso menù per mancanza di tempo, voglia, capacità o difficoltà di reperire ingredienti di qualità.
Fanceat è il rimedio a questo problema. 
Bisogna chiaramente puntualizzare che il nostro servizio è nato e sarà sviluppato sempre con focus sul mercato estero. All’estero il nostro box sarà l’occasione per trascorrere una piacevole serata in casa in compagnia di amici, ricreando un’atmosfera e una convivialità a tavola tipicamente italiane.  In Italia invece stiamo lavorando molto sulle ricette per cercare di soddisfare questa fame di sapere e saper fare in cucina che da 3 anni a questa parte sta pervadendo tutti noi.
Il servizio pare essere “timesaving” per gli appassionati di cucina. Ma la spesa è uno dei momenti più importanti per un cooker. Come pensate di inserirvi in questo contesto?
Trattandosi di una vendita online, il confronto lo abbiamo sempre fatto con chi già acquista sul web ma secondo una modalità analoga ad un supermercato online.
Gli scaffali digitali da cui il cliente può scegliere il tipo di prodotti acquistabili rappresentano per ora la maggior parte degli e-commerce agroalimentariRicerche di settore hanno però evidenziato come l’abitudine del consumatore stia sempre più vertendo verso le proposte di pacchetti già pronti. Per tale motivo si è ragionato su un modello in abbonamento dove il cliente può solo scegliere il menù, senza cambiare gli ingredienti (al massimo potrà cambiare il vino). Inoltre il successo di alcune attività come Cortilia dimostrano che gli utenti italiani sono ormai pronti ad acquistare “kit” di prodotti freschi online in abbonamento, senza nemmeno poterli vedere, toccare o annusare. Purtroppo il cliente o appassionato “integralista” (se mi passa il termine), che vuole verificare in prima persona la qualità dei prodotti scelti non sarà mai un potenziale cliente né del nostro servizio né di qualunque altra piattaforma online.
Per combattere l’eventuale diffidenza nei confronti del nostro modello di gestione abbiamo deciso di organizzare, con cadenza ancora da definire, piccoli eventi degustazione presso gli store dei nostri partner.
Come è strutturata la catena dei fornitori? Avete ceduto alla moda del Km0 o avete altri parametri di selezione?
Per una fase iniziale, visti i bassi volumi, ci appoggeremo ai due partner per il rifornimento degli ingredienti. Entrambi sono inseriti nella categoria “gourmet” con prodotti di prima scelta. A regime gli ordini saranno fatti direttamente ai fornitori, per minimizzare i costi di approvvigionamento. Abbiamo già trascorso innumerevoli weekend a scorrazzare per le Langhe, il Monferrato, il Vercellese e tante altre zone ricche di prodotti straordinari, raccontando il nostro progetto e raccogliendo feedback molto positivi. I criteri principali non sono il km0 ma: 
– L’offerta di una parziale porzionatura del prodotto al momento dell’ordine da parte del fornitore, così da facilitare i processi successivi di confezionamento;
– Una storia e una tradizione da raccontare.
Operativamente, qual’è il “customer journey” ideale del vostro cliente? Come avete strutturato la “customer experience”?
Il consumatore mostra un grado di competenza in campo alimentare in continua crescita.  Il pericolo è trasformare questa “competenza” in diffidenza nei confronti della qualità dei nostri prodotti.  Si è pensato a numerosi modi per instaurare un rapporto di fiducia tra team, consumatori e produttori: in primis sarà dedicata una pagina del sito web alla presentazione dei nostri fornitori, così da informare il cliente sulla provenienza dei prodotti che acquisterà e approfondire i dettagli della nostra filiera.
E’ stata integrata una instant-chat, attiva durante l’intero orario lavorativo, che permetterà al cliente di fare qualsiasi domanda e fugare ogni dubbio riguardante il servizio durante la  navigazione.
Abbiamo poi predisposto uno spazio personale accessibile tramite log-in che permetterà di consultare lo storico dei propri acquisti, visualizzare velocemente i post del blog preferiti ed inserire le proprie preferenze alimentari (con conseguente ricezione di suggerimenti sul box che meglio potrebbe  soddisfare le sue esigenze).
Una app mobile permetterà al cliente di essere sempre aggiornato sulle nostre offerte e di poter ordinare comodamente ovunque lui si trovi. Inoltre abbiamo inaugurato una community che si manifesterà attraverso un blog.
All’interno del blog sarà offerta anche la possibilità di inserire ricette di propria creazione e di votare quelle proposte degli altri utenti e da noi del team.
Analizzando i 
feedback dei consumatori si potrà così renderli partecipi della fase di selezione dei menù proposti e quelli vincitori saranno inseriti nei box dei mesi successivi.  
http://www.fanceat.com/
Funzionamento
Ogni box contiene una cena per due persone, composta di due portate più una bottiglia di vino. Agli ingredienti sono allegate sia le video-ricette, per aiutare il cliente nella preparazione, sia le ricette stampate con la spiegazione dei passaggi necessari per la preparazione.
Entro fine marzo il servizio sarà attivo nella città di MilanoDopo circa un mese di test nel capoluogo meneghino il servizio partirà anche nella città di Londra con lo chef Guglielmo Arnulfo, titolare di un ristorante e un’enoteca italiani (rispettivamente l’Acciuga ed Enoteca Rabezzana).
Per entrambe le città il modello di vendita sarà analogo: servizio in abbonamento o carnet. Chi acquista il box per la prima volta potrà disdire gratuitamente il servizio dopo la ricezione del primo menù. Il carnet invece consentirà al cliente di prenotare in sconto 6 box. Si agirà secondo la modalità seguente:
– Le consegne saranno effettuate tutti i giorni;
– I clienti potranno effettuare l’ordinazione entro le 17,00 del giorno di consegna precedente;
– In base agli ordini ricevuti, gli ingredienti necessari alla composizione dei box saranno forniti dai due partner e l’invio sarà delegato ai corrieri interni in fasce orarie definite dal cliente.
Oltre alla consegna a domicilio sarà garantito un secondo modello di vendita: il click & collect. L’acquisto del prodotto avverrà da web o app mobile ma il ritiro sarà effettuato presso un punto fisico (i due partner commerciali nelle città di Milano e Londra).


Tag:
Dario Ujetto

Da adolescente senza computer a quasi quarantenne googleiano DOC. Ovvero: come passare dalla lettura del giornale cartaceo, alla scrittura di un blog in meno di un nano secondo. Ma mi occupo anche di marketing, cibo, libri e comunicazione.

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