DOV Home Torino, dove DOM sta per “Denominazione di Origine Valsusina”, è un nuovo Home Restaurant. Il primo a parlarmene è stato Monsu Barachin mentre è già stato recensito anche da Sarah Scaparone su Dissapore.
La storia di Gabriel Berisha e Chiara Landucci ci è stata raccontata da loro, dopo un loro invito a provare la cucina del loro appartamento. Infatti DOV Home Torino è oggi un Home Restaurant. Fra i più interessanti di Torino.
Gabriel Berisha è un italiano di seconda generazione, con esperienze da Rambaldi e dieci anni di viaggi ed esperienze all’estero (fra le quali essere un personal Chef a New York). Chiara Landucci, laureata in filosofia, ha conosciuto Gabriel come collega per poi unirsi nella vita e nel progetto DOV trasferendosi a Torino.
“Ho avuto modo di conoscere Torino attraverso i nostri commensali, ed è stata un’esperienza privilegiata” ci ha raccontato a cena.
L’esperienza cliente è personalizzata. Si mangia, a pranzo o cena, i 2 o in 4 (ma mai persone sconosciute). Il costo è di 75€ per 10 portate e il cocktail di benvenuto, 90€ con abbinamento di bevande. C’è anche la possibilità di prendere solo il vino alla “carta” o portarlo da casa o dall’enoteca.
Ma i costi sono secondari per un’esperienza che oggi a Torino penso abbiamo pochi eguali. Ogni piatto è una costruzione intellettuale di Berisha, professionista dal sentire internazionale.
DOV Home Torino è in via Aosta, in quella Barriera di Milano in equilibrio instabile fra innovazione, underground, insicurezza o riqualificazione. In questo contesto si inserisce perfettamente questo luogo di frontiera culinaria.
Un’esperienza per menti aperte, per amanti delle sperimentazioni ma anche del mangiare bene. Perchè Berisha e Landucci non sono due hobbisti, ma professionisti dell’ospitalità con un grande futuro potenziale.
La cena è stata un viaggio fra Messico, Asia, Americhe particolarmente interessante. Con due ospiti di casa interessanti. A fine cena, viene poi regalata una carta. Carta che servirà per futuri eventi. Siamo curiosi.
Lasciamo alle parole di Sarah Scaparone il giudizio sulla cucina: “Una cucina fresca, completamente no waste, con note acide che richiamano a scelte stilistiche ben precise fatte, appunto, di conservazioni sotto grassi (olio o burro), sotto aceto, sotto sale e sotto zucchero. E non perché, come la filosofia nordica insegna, si conservano prodotti che nelle stagioni successive mancano, ma per puro piacere del palato. Così nascono i carciofi conservati sotto burro e nocciola, il salame e il pesce sotto sale (con quella tecnica che in inglese fa capo al verbo to cure e che ha nella stagionatura un senso di cura del prodotto) o ancora il carpione che diventa liquido e conserva in vaso tutto quello che vuoi marinare”.