Caporalato: sentenza storica in Piemonte e condanna per alcuni “caporali” agricoli.
Il sito Lo Spiffero parla di cinque condanne e due assoluzioni nel primo processo per caporalato celebrato in provincia di Cuneo.
Condanna a cinque anni per Moumouni Tassembedo, trentenne originario del Burkina Faso che assoldava i lavoratori e da cui aveva avuto origine l’indagine della Digos nell’estate 2018; cinque anni anche per il suo ex datore di lavoro, Diego Gastaldi, e la madre Marilena Bongiasca, titolari di un’azienda agricola biologica di Lagnasco.
Andrea Depetris e la moglie Monica Coalova, responsabili di una ditta per la macellazione di avicoli a Barge, sono stati condannati a tre anni.
Assolti Graziano Gastaldi e Agnese Peiretti, rispettivamente padre di Diego Gastaldi e madre di Andrea Depetris, “perché’ il fatto non sussiste”.
L’inchiesta era stata battezzata “Momo”, dal soprannome del caporale che faceva da tramite tra i lavoratori sfruttati e le aziende.
Tutti i lavoratori erano migranti africani, costretti a doppi turni, di giorno nei campi e di notte in un macello di Barge.
Ovviamente con paghe non dignitose e in nero.
Il pm Carla Longo aveva parlato di “caporalato grigio” per descrivere il fenomeno, perché faceva leva sulla paura dei braccianti di perdere il lavoro o il permesso di soggiorno.
Tutti gli imputati, come pena accessoria, per due anni non potranno assumere cariche nelle imprese e ricevere sussidi dallo Stato o dall’Unione Europea.
“La sentenza ci obbliga a guardare in faccia la realtà, senza vergogna. Lavorare per la legalità è il modo migliore per difendere la parte onesta del sistema della frutta e dell’allevamento nel cuneese e per tutelare la dignità di lavoratori e lavoratrici” afferma il segretario generale Cgil Cuneo, Davide Masera.
Dal 2015 Eat Piemonte parla di caporalato, accendendo l’attenzione su un fenomeno che non è relegato al solo Sud Italia.