Avete mai pensato l’origine del nome “Nebbiolo”?
Il termine deriva da “nebbia”, ma non è chiaro se per definire l’aspetto dell’acino, scuro, ma appannato (annebbiato) da abbondante pruina, oppure se dovuto alla maturazione molto tardiva delle uve.
Il vitigno ha le sue prime citazioni storiche alla fine del Duecento, per la sua presenza in vari luoghi, primariamente in Piemonte soprattutto per l’Astigiano e le Langhe: nel 1431 è citato negli statuti di La Morra assieme al Pignolo.
Solo a partire dal XIX secolo il Nebbiolo viene frequentemente citato nelle opere dei più famosi ampelografi.
Il Nebbiolo è dunque un vitigno autoctono a bacca nera del Piemonte, considerato di pregio e adatto per vini da invecchiamento di alta qualità (D.O.C. e D.O.C.G.).
Nell’ambito di Vendemmia a Torino – Grapes in Town, stasera al Golden Palace si terrà un evento completamente dedicato.
Il vitigno è ovviamente coltivato in Piemonte nelle Langhe, nel Roero, in Canavese (Carema su tutti), nel Biellese, nel Vercellese, nel Novarese e nel Verbano Cusio Ossola.
È presente anche nell’Astigiano seppure in quantità minore.
Al di fuori del Piemonte è ampiamente diffuso:
Dal Nebbiolo ma solo in purezza (100% uve Nebbiolo) si ricavano Barbaresco, Barolo, Nebbiolo d’Alba.
Con possibile aggiunta di altre uve una serie di vini più di nicchia e molto legati al territorio: Carema, Gattinara, Ghemme, Langhe Nebbiolo, Valtellina superiore, Sforzato di Valtellina, Canavese Nebbiolo, Albugnano, Spanna, Roero, Lessona, Terre Alfieri, Valli Ossolane.
Mentre solo con aggiunta di altre uve: Bramaterra, Boca, Fara, Sizzano.
6 grandi nebbioli per 6 piatti originali. Un viaggio sensoriale alla scoperta dei nomi, dei sapori e delle caratteristiche che assume questo vitigno a partire da Gattinara, Ghemme, Canavese, Roero, Barbaresco e Barolo.