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La Digital Food Strategy secondo Casaleggio&Associati

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Presentata a Milano la ricerca Digital Food Strategy 2020 da parte della società di consulenza digitale Casaleggio&Associati. Nella ricerca si evidenzia che:

  1. Il valore del settore Alimentare sul totale e-commerce sta crescendo: +19% rispetto al 2019;
  2. Esistono 4 modelli e-commerce ricorrenti nel settore Food;
  3. Si possono mettere in atto 5 strategie definite, per poter ottimizzare il proprio modello di e-commerce;
  4. La tracciabilità della filiera (come blockchain) può creare un reale valore aggiunto per il cliente e/o il produttore/distributore.

Ma partiamo dai numeri. Quante solo le aziende dell’agro-alimentare italiano? 70.934 e occupano 3,8 milioni di persone. L’86% delle aziende occupa meno di 10 addetti, confermando il nanismo aziendale del Made In Italy alimentare.

Secondo i dati racconti dalla ricerca Digital Food Strategy, l’Italia è solo al 5° posto fra i Paesi esportatori alimentari scontando la difficoltà di molte imprese nell’investire sul digitale e sul sostegno all’export. L’e-commerce alimentare è pari a 1,5 miliardi euro di fatturato aggregato (+19%) ma è ancora poca cosa rispetto agli 88 miliardi euro di consumi intercettati dalla GDO.

La spesa media mensile vede la carne come primo prodotto con 98,29 euro, con 3,69 euro di cibi pronti. Secondo la ricerca 1 italiano su 3 fa la spesa direttamente dal produttore (ove possibile).

Casaleggio&Associati ha identificato quattro modelli di e-commerce: 1) il prodotto autonomo; 2) il paniere proprietario; 3) il paniere in partnership; 4) i prodotti della spesa.

L’applicazione di uno dei 4 modelli dipende dalla gamma dell’azienda e conseguentemente vede l’applicazione di strategie di marketing differenti. La strategia del prodotto autonomo è molto focalizzata sul target, ma esistono cinque vie che accomunano i quattro modelli.

Ragionare per “categorie mentali” (rispondere ad esigenze specifiche), “acquisti facilitati” (acquisto ripetibile e abitudinario), “valore del brand”, “acquisti di impulso” (incentivare un acquisto non programmato) e “differenziazione del prodotto” (dedicare all’online formati e packaging).

Secondo i dati dell’Osservatorio nazionale Influencer Marketing, il settore Food&Beverage è il settore che utilizza maggiormente i servizi degli influencer (al secondo posto il Fashion).

Ma solo il 18,1% delle aziende agroalimentari italiane ha un sito web di proprietà (!), spesso sostituito dalla pagina Facebook (che ha l’85% delle aziende).

La ricerca si conclude con un interessante panoramica del rapporto fra cibo e tecnologia e con un riassunto dei principali unicorni dell’e-commerce in Europa.

Per il download completo della ricerca Digital Food Strategy 2020 clicca qui.



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Dario Ujetto

Da adolescente senza computer a quasi quarantenne googleiano DOC. Ovvero: come passare dalla lettura del giornale cartaceo, alla scrittura di un blog in meno di un nano secondo. Ma mi occupo anche di marketing, cibo, libri e comunicazione.

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