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Cultura o ravioli: il dibattito più stupido del mondo

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Cultura o ravioli? Il sempre acuto Gabriele “Gabo” Ferraris ha acceso le micce sul Corriere della Sera e sul suo blog.

Partiamo dall’inizio. I flussi turistici piemontesi e torinesi segnano dati positivi.

Ovviamente, in pieno clima elettorale, subito la politica locale e gli Assessori si sono divisi sulle cause, i meriti, i demeriti. Ovviamente con una visione del breve periodo.

Scrive Ferraris: “i flussi turistici sono cambiati perché è cambiata la narrazione della città. Fassino aveva il chiodo fisso della cultura. La citava a proposito e a sproposito, ogni tre per due. Quelli venuti dopo, forse per affinità elettive, puntano invece sulle stelle (Michelin)”.

Cultura o ravioli è diventato quindi la domanda. Ad oggi cultura e cibo sarebbero nell’immaginario dei nostri “decision maker” ed “opinion maker” in totale contrapposizione.

Cultura o ravioli

Ancora Ferraris: “scomparse le mostre blockbuster, i numeri recenti — i centomila biglietti della Gam per i Macchiaioli, i 70 mila della Venaria per Elliott Erwitt — sono il giusto esito di valide offerte per il pubblico locale, o per un turismo generico e non motivato dalla forza attrattiva della mostra «imprescindibile». Ma, in ultima analisi, chissenefrega delle motivazioni di chi arriva in città? Che profumi d’arte o di crema gianduia, il denaro del turista sempre denaro è: de Franza o de Spagna, purché se magna”.

Non entriamo certamente nel dibattito sulle strategie culturali. Certamente da osservatori attenti dell’industria del cibo e della ristorazione, confermiamo a Torino un fermento di iniziative ed aperture.

Il nostro contributo al dibattito è molto “tranchant”. Chi mette in contrapposizione politiche culturali o cibo, è forse rimasto al secolo scorso.

Oggi, la capacità di attrazione turistica di un territorio si gioca sulle esperienze globali. Il turista non ragiona più a compartimenti stagni, ed è l’offerta globale a rendere attrattivo un territorio.

Qualunque sia il punto di accesso del turista (ristorante, Museo o partita della Juventus) anche gli altri soggetti ne saranno beneficiari.

Pensate forse che uno spettatore Premium della Juventus non sia attratto da Del Cambio? O che di fronte ad una mostra prestigiosa non sia disposto a prolungare la sua permanenza per un giorno?

Gli imprenditori che sempre più numerosi investono sul cibo a Torino hanno bisogno di flussi, quindi Musei in crisi danneggiano anche loro. E la Juventus aiuta di più la cultura che tante campagne pubblicitarie.

Peraltro su Bocuse d’Or, la Vendemmia in Città, il Salone del Gusto, Terra Madre, Portici Divini, Dolci Portici, Cioccolatò tanto c’è ancora ma migliorare, ma sono comunque eventi che hanno attirato target stra-interessati anche all’esperienza culturale…



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Dario Ujetto

Da adolescente senza computer a quasi quarantenne googleiano DOC. Ovvero: come passare dalla lettura del giornale cartaceo, alla scrittura di un blog in meno di un nano secondo. Ma mi occupo anche di marketing, cibo, libri e comunicazione.

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