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Il caso di Back To The Wine: le parole pesano

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Il caso del giorno che scuote il mondo del vino italiano e dei suoi produttori è la newsletter degli organizzatori di Back To The Wine.

Sappiamo che le dispute fra produttori tradizionali, naturali, biologici e biodinamici rasenta molte volte la rissa verbale.

Come in tutti i settori, a fronte di una maggioranza di produttori seri e moderati entrano in campo i “talebani”.

Personaggi che credono di essere degli unti del Signore e di avere una missione di vita, ovviamente l’imposizione del loro punto di vista.

Non sappiamo se gli organizzatori di Back To The Wine, fiera di Faenza dedicata al naturale, biologico e biodinamico, siano nel gruppo “talebani”. Certo è che dovrebbero utilizzare le parole con maggiore attenzione.

Un passaggio della loro newsletter è: ““Per questo la nostra fiera/mercato si chiama “BACK TO THE WINE”, ovvero: “RITORNO AL VINO”, quello autentico, non sofisticato e realizzato col minimo intervento umano in vigna e in cantina.”

Utilizzare “sofisticato” nel mondo del vino è già un azzardo, ma utilizzarlo per identificare tutto il mondo della produzione tradizionale è superficialità.

Carlo Macchi su WineSurf approfondisce bene il concetto.

Il mondo del vino italiano non ha bisogno di ulteriori barriere, non ha bisogno di sconti “noi” contro “loro”…



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Dario Ujetto

Da adolescente senza computer a quasi quarantenne googleiano DOC. Ovvero: come passare dalla lettura del giornale cartaceo, alla scrittura di un blog in meno di un nano secondo. Ma mi occupo anche di marketing, cibo, libri e comunicazione.

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