Ufficio stampa nel cibo e nel mondo che ruota intorno: Chef, ristorazione, eventi.
Un pezzo della misteriosa Amelia Conzani apparso su La Repubblica apre il dibattito sul ruolo di una professione: l’addett* stampa.
La giornalista (faccio un riassunto tagliato con l’accetta) consiglia di concentrarsi più su altri aspetti rispetto al reclutamento di un ufficio stampa: e spara a zero sulle mitiche “cene stampa” e, vero obiettivo del pezzo, sulle “anticipazioni stampa” (ci torneremo più avanti).
Uno degli Chef più rispettati della scena torinese, Alessandro Mecca, ha ricondiviso il pezzo accendendo un mini dibattito nei commenti.
Se non fosse per il caldo di luglio e per argomento ben più spinosi, siamo sicuri che l’episodio sarebbe al centro della prossima “cena stampa” ma certamente merita una piccola riflessione.
Due sono le premesse da fare.
Oggi l’Ufficio stampa sta al mondo della comunicazione come l’agente immobiliare sta al mondo della casa. A Torino e in Piemonte (ma forse anche nel resto d’Italia) le professioniste e i professionisti preparati si contano sulle dita di una mano, forse due.
Seconda premessa, non tutti i ristoranti hanno bisogno di un ufficio stampa.
Detto questo, oggi più che mai l’azienda “Ristorante” necessita di comunicazione, marketing e quindi di una sana strategia professionale nel rapporto con i Media.
Quando dico Media, allargo l’orizzonte oltre la carta stampata o digitale. Oggi il mondo della comunicazione, come tutti i campi, ha vissuto un’evoluzione che ha portato complessità.
Quando si ingaggia un ufficio stampa, si accede al cuore della sua professionalità. Cioè la bussola per orientarsi in un mondo che ormai vede centinaia di punti di comunicazione differenti, dai media tradizionali fino ai profili Instagram.
Quando si progetta un ristorante ex novo o si pensa ad un suo rilancio, il fattore comunicazione è centrale come quello architettonico, impiantistico o di risorse umane.
Il marketing e la comunicazione (di cui l’ufficio stampa è parte integrante) posizionano il marchio, governano il passaparola, aiutano a rafforzare il vero capitale intangibile di uno Chef o di un ristorante: la reputazione.
Alla lettura dell’articolo della Conzani ho pensato all’ennesima occasione persa da un giornale per fare cultura e chiarezza. Come in tutte le professioni (anche e soprattutto nel giornalismo) ci sono da una parte ottimi professionisti (pochi) e dall’altra improvvisati (tanti).
Come già scritto, soprattutto negli ultimi anni, sono entrate nella professione di ufficio stampa personaggi senza competenze e disposti a lavorare per un tozzo di pane. Spesso creando danni o, nella migliore delle ipotesi, facendo buttare via risorse all’imprenditore.
Ma attenzione a buttare via il bambino con l’acqua sporca.
Un grande imprenditore o un buon imprenditore è quello che riesce a capire o a studiare dove è la professionalità e dove no. E valorizzandola pagandola il giusto.
Nelle ultime righe dell’articolo, la Conzani si scaglia contro l’anticipazione esclusiva. Cioè consegnare l’esclusiva della notizia ad una testata piuttosto che un’altra.
La piccola nicchia di chi segue la gastronomia torinese e il suo dietro le quinte (saremo forse un centinaio di persone) sa bene a quale episodio si riferisce la Conzani e quali sono le testate coinvolte.
Ma ricordo che, proprio a riguardo del caso specifico, l’azienda che ha dato l’esclusiva non viene seguita da un ufficio stampa né tantomeno ha una strategia di comunicazione adeguata.
E proprio per questo ha preso una decisione avventata e superficiale.
L’ufficio stampa nel cibo è un valore aggiunto. Basta saper selezionare con chi lavorare, pagarlo il giusto ed avere un rapporto di fiducia.
A ripulire il mercato, invece, ci penserà il tempo.
Si pretende di parlare di uffici stampa e poi si scrive la terribile e usurata frase “buttare via il bambino insieme all’acqua sporca”: e questa sarebbe professionalità?