Il Salone del Vino di Stupinigi, organizzato dal 17 al 19 febbraio, si proponeva di essere una manifestazione di eccellenza del mondo enogastronomico.
Organizzato dalla società LEVEL-UP ha visto partecipare numerosi appassionati e curiosi.
Ma è andato tutto per il meglio? Dai messaggi di numerosi amici di Eat Piemonte pare che la manifestazione abbia avuto un denominatore comune, la sciatteria.
Noi non abbiamo partecipato alla manifestazione, ma ieri pomeriggio molti utenti non erano soddisfatti.
Il racconto di un nostro lettore: “la mia sensazione è stata di delusione nel vedere occupare i locali aulici della Palazzina di Stupinigi, segnatamente le due Citronerie e la Sala dei Camini, con qualche centinaia di bottiglie in degustazione, cinque “bancarelle di cibo di strada”, la Focaracceria” con norcinerie umbre, lo “Gnocco Fritto” romagnolo, i crostoni valdostani, una cioccolateria e un’altra che non ricordo (e nelle locandine questo è chiamato “finger food”), qualche punto di vendita dei produttori, una sala per la ristorazione che le solite locandine recitano offrire un menù esclusivo, con «Antipasti Piemonte experience» (battuta di fassone con pera candita, pistacchio di Bronte e salsiccia di Bra), «Primo del Re» (pacchero alla Vittorio Emanuele con ragù di vitello e salsiccia di Bra), «Secondo da sogno» (medaglione al Barolo caramellato con ratatouille di verdure croccanti), «Dessert», gianduiotto di Torino su crema al Barolo chinato, quattro calici di vino. Questo l’ho scoperto in rete, perchè in loco, a mia domanda, mi hanno detto di telefonare per la prenotazione (per inciso 60 Eurini). Bontà loro, è stato enfatizzato sui giornali che l’ingresso era gratuito…fare pagare un biglietto d’ingresso l’avrei considerato diabolico !!!”.
Un giornalista, raggiunto da Eat Piemonte, conferma: “gente ammassata in un’unica manica, sommelier che fungevano da barman, nessuna spiegazione o degustazione, vini commerciali, il programma scritto con caratteri cosí microscopici da essere illegibile. I vini che abbiamo preso, un Ruchè e un Barbera li abbiamo versati nel tombino e abbiamo rivenduto gli altri ticket”.
Altri messaggi lamentano i costi alti, spazi non adeguati per il numero di persone, personale interno non adeguato a spiegare i vini.
Alcuni calici arrivavano a costare 12€/15€, un costo non seguito dalla qualità effettiva dei vini.
Aggiunge un’altra nostra lettrice: “anche lo street food caro, ma almeno di qualità! Abbiamo provato di gnocchi fritti erano veramente buoni, il tagliere misto di salumi e formaggi valdostani molto buono anche se non c’era il lardo di Arnad come promesso. Per fortuna quando siamo andati noi c’era posto, ma immagino che nel casino non fosse facile appoggiarsi per mangiare. I vini comunque lasciavano molto a desiderare e veramente troppo cari. Con 28€ ne abbiamo assaggiati tre”.
Per riassumere le note dolenti sono state:
– Logistica: spazi non adeguati alla mole di utenti;
– Assenza di molti espositori dichiarati (soprattutto nella sezione internazionale);
– Personale numericamente scarso e poco competente;
– Costi eccessivamente alti per la qualità del vino proposta;
– Comunicazione interna assente o di bassa qualità.
Una critica fa più male di altre, l’incapacità di narrare il prodotto proposto. Trasformando de facto la manifestazione in una sagra di paese degli anni novanta. Una furbata per fare cassa sfruttando il richiamo del vino?
Ci chiediamo inoltre perchè i responsabili lascino sfruttare il nome “Stupinigi” per eventi di basso livello o scarsamente organizzati. Proprio mentre Milano incassava il successo della terza edizione di Live Wine, con i migliori produttori di vini artigianali.
Manifestazioni di tal genere non fanno bene al Piemonte e al sistema vino in generale. Siamo ovviamente disponibili ad ospitare la replica degli organizzatori.
Buongiorno sono il Delegato della FISAR di Torino
Vostra domanda: Perchè la Fisar ha dato il suo patrocinio se poi non poteva avere personale a sufficienza? Alcuni calici arrivavano a costare 12€/15€, un costo non seguito dalla qualità effettiva dei vini.
Nostra Risposta: la FISAR Torino (o la FISAR in generale) non ha dato nessun patrocinio a nessuno. Gli organizzatori Level Up hanno richiesto 4 sommelier FISAR per il servizio dei vini e da loro sono stati pagati. NON abbiamo partecipato all’organizzazione, alla vendita, alla scelta dei produttori e dei vini. I nostri associati pagavano come tutti con uno sconto del 10% presentando la tessera associativa.
Buongiorno Dario sono Miolli Gianluca Ceo di Level Up,
in merito al suo post su Eatpiemonte.com ci teniamo a fare alcune precisazioni che possono tornare utili a tutti
1- E’ ovviamente libero di esprimere qualsiasi opinione e anche critica, e ci mancherebbe altro. Però parlare ripetutamente di sciatteria e mancanze organizzative quando lei stesso, poco dopo, ammette di non aver partecipato alla manifestazione, è poco professionale. Un po’ come recensire un film al cinema basandosi sul sentito dire di chi l’ha visto, non sempre i punti di vista collimano. Si fiderebbe dei voti del Fantacalcio di un giornalista che scrive le pagelle senza andare allo stadio?
2- Sempre dal punto di vista formale: quando vengono citate frasi di terzi è sempre buona norma riportare le fonti. Questo per confermare / dare veridicità ai fatti in questione, oltre a scongiurare il rischio di prestare i suoi post a strumentalizzazioni. Essendo ciò l’a-b-c del buon giornalista, non siamo certamente qui ad insegnare nulla a lei che è senza dubbio un professionista del settore.
3- Sulle questioni sostanziali: lo spazio a disposizione era effettivamente ridotto rispetto ad eventi passati al Palavela o Parco Dora trattandosi della Palazzina di Caccia di Stupinigi, è chiaro che nelle ore di picco le due sale fossero affollate (è anche sinonimo di successo) e che viste le persone in coda a volte i sommelier si preoccupassero più di mescere che di dare consigli di degustazione. Ma la quasi totalità delle persone che ci hanno scritto sui social a evento concluso si è definita assolutamente soddisfatta.
4- I prezzi erano in linea con la qualità dei vini offerti, come in tutte le manifestazioni di questo genere; inoltre le hanno dato informazioni errate in quanto usufruendo delle promozioni un calice di buon vino veniva venduto a € 9,99 e non di certo a € 15,00. Così come quello della cena, i prezzi erano specificati nella locandina e nel programma pubblicato parecchi giorni prima dell’inizio della manifestazione.
5- Per quanto riguarda lo street food abbiamo solo ricevuto critiche entusiaste, qualcuno avrebbe voluto più stand, ma per questioni logistiche non potevamo ospitarne altri.
6- Sulle assenze degli espositori: l’ultimo giorno alcuni vini stranieri sono andati esauriti a partire dal tardo pomeriggio, e proprio per il fatto che i vini scelti non erano facili da reperire non è stato possibile rimpiazzarli in tempo visto che arrivavano da fuori Italia. Inoltre, a parer nostro, il sold out non è mai stato sinonimo di insuccesso.
Per qualsiasi altro chiarimento siamo a disposizione.
Gianluca Miolli
Buongiorno Gianluca,
Eat Piemonte è un blog e non una testata giornalistica. Ho precisato fin da subito di non essermi recato alla manifestazione, ma fin dalla domenica ho ricevuto numerose segnalazioni di persone che si erano recate alla manifestazione. Ovviamente non ho citato nomi e cognomi per privacy.
Penso di aver registrato un disagio reale, senza nessun fine di discredito verso la sua Società.
Nella speranza che il mio post possa rappresentare un valido feedback per prossime manifestazioni, la saluto.