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Come uccidere il Salone e far vivere Terra Madre

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Salone del Gusto – Terra Madre, Terra Madre, Salone del Gusto. Si chiude la kermesse di Slow Food, uno degli eventi più importanti del 2018 torinese.

Daniele Buttignol, Direttore Generale di Slow Food Italia, parla di 220.000 presenze in linea con l’edizione 2014 (l’ultima al Lingotto dopo l’outdoor del 2016).

Fra il 2016 e il 2018, noi torinesi lo sappiamo bene, gli incidenti tragici di piazza San Carlo e le difficoltà di organizzare eventi all’aperto hanno riportato l’organizzazione nelle stanze del Lingotto.

Ma il caldo settembrino e il bel tempo hanno frenato le presenze, l’Enoteca in piazza Castello ha creato qualche confusione e lo spazio Street Food non ha fatto registrare incassi eccellenti per gli espositori.

Terra Madre – Salone del Gusto: che fare?

Il Salone del Gusto, la parte fieristica, non ha più molto futuro. SIAL Parigi (fra poco più di un mese), Cibus di Parma, Taste Firenze, Tuttofood Milano hanno eroso negli anni quote di mercato e attenzione dei grandi buyers nazionali ed internazionali.

Molti espositori storici del Salone del Gusto non hanno confermato la presenza nel 2018.

Un imprenditore interpellato ci ha scritto: “il Salone del Gusto non ci ha mai dato alcun riscontro dal punto di vista commerciale, finiva di essere un occasione di incontro con altre aziende e con la forza vendita. La mia personale sensazione era stata quella che si fosse un po’ perso il filo della manifestazione riducendola a una grossa carrellata di prodotti. Non ero uscito con lo stupore e lo spirito di altre fiere e questo mi ha spinto a decidere di non esserci”.

Il sentiment degli espositori presenti era il medesimo, un appuntamento ormai uguale a tanti altri, ma non più gratuito.

Ma perchè un normale cittadino di avvicina a Slow Food? Non certo per comprare al mercato, ma forse per scoprire mondi nuovi e avere contatto diretto con i produttori. Ecco che allora Terra Madre e i Laboratori del Gusto sono il vero futuro della kermesse torinese.

Terra Madre: come finanziarlo?

Carlin Petrini, dalle pagine di La Repubblica, ha capito che un cambiamento è necessario. E ha anche compreso che il “giocattolo” Terra Madre è più in forma che mai, ma che per il futuro deve trovare una propria strada autonoma.

Il Salone, con i suoi espositori, ha sempre finanziato Terra Madre. Ma questo schema ha ormai il fiatone, e come già spiegato in futuro sempre meno aziende punteranno su Torino come mera Fiera.

Ma Slow Food ha sicuramente seminato molti negli anni, la sfida di cosa “fare da grandi” è sempre più sul tavolo.

Come uccidere il Salone senza dolore e far vivere Terra Madre è una delle loro sfide.



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Dario Ujetto

Da adolescente senza computer a quasi quarantenne googleiano DOC. Ovvero: come passare dalla lettura del giornale cartaceo, alla scrittura di un blog in meno di un nano secondo. Ma mi occupo anche di marketing, cibo, libri e comunicazione.

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