Trifole – Le radici dimenticate è un film prodotto da Officine UBU con la regia di Gabriele Fabbro e con Margherita Buy. La Langa dei trifolai, i raccoglitori di tartufo, tornano in scena in un film diffuso a livello nazionale. Da oggi al cinema.
La terra mitizzata da Cesare Pavese pone al centro una vicenda familiare ambientata appunto nel mondo del pregiato tartufo piemontese.
Film ottimistico, che ha in questa frase il suo essere: “un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”.
Gabriele Fabbro ha raccontato in un’intervista il significato del film.
“Nel 2022, sono venuto nelle Langhe senza sceneggiatura. Sono arrivato, non conoscevo nessuno e ho fatto letteralmente la spugna: ho assorbito i racconti di chiunque volesse parlare con me, dai trifolau appunto, al Centro Studi Tartufo che mi ha aiutato molto, per arrivare anche al Castello di Grinzane Cavour. Si è aperto un po’ tutto il mondo legato al tartufo e ha cominciato a raccontarmi un sacco di storie, anche sulle persone che ci lavorano. Quindi io alla fine ho preso appunti, e abbiamo “cucito” la narrazione di “Trifole”, con un approccio documentaristico. Questa è stata la cosa per me molto inusuale, ovvero che fosse un film fiction, però partendo da basi completamente reali”.
Il regista Gabriele Fabbro, milanese, classe 1996, alla sua seconda opera per il grande schermo.
Oltre a essere il regista di Trifole, Fabbro ne è anche co-sceneggiatore, insieme a Ydalie Turk, giovane sceneggiatrice e attrice sudafricana, che interpreta anche la protagonista del film. Dopo essersi conosciuti a Los Angeles, dove hanno frequentato la stessa accademia di cinematografia, tra di loro è iniziato un percorso di collaborazione.
Trifole, una coproduzione internazionale che vede in prima linea la torinese Cinefonie, sotto l’egida di Film commission Torino Piemonte.
Dalia, una giovane ragazza cresciuta a Londra senza motivazioni né aspettative per il futuro, viene mandata dalla madre in un paesino nelle Langhe, a prendersi cura del nonno Igor, con la speranza che la vita rurale aiuti la ragazza a trovare la sua strada. All’arrivo Dalia scopre che il nonno, la cui salute peggiora di giorno in giorno a causa della demenza senile, ha ricevuto una notifica di sfratto dovuta all’espansione delle aziende vinicole locali, che sperano di impossessarsi della terra un tempo destinata ai cacciatori di tartufi. Per trovare in poco tempo una somma di denaro sufficiente per pagare la casa ed evitare lo sfratto, Igor decide di condividere i segreti dei trifolai con la nipote e di mandarla nei boschi assieme alla cagnolina Birba, alla ricerca di un grande tartufo bianco d’Alba, in modo da salvare, con il suo valore inestimabile, la loro casa.