Paolo Damilano riapre il Gramsci a Torino, locale dalle alterne fortune ma che entra ora in un portafoglio importante di offerta ristorativa (Damilano conta in città su Zucca e Pastificio Defilippis).
Il nuovo progetto di ristorazione conta 50 coperti, un menù di cucina tradizionale piemontese e oltre 250 etichette di vino.
Aperto dal 13 settembre, nelle intenzioni del Gruppo Damilano c’è la replicabilità del format: partenza da Torino e dal Piemonte “per esportate all’estero un format di ristorazione italiana collaudato, con personale formatosi nel vivaio/laboratorio del Gruppo, e con figure che hanno portato la propria competenza al suo interno, per trasmettere il valore dell’eccellenza culinaria italiana”.
In un articolo su La Repubblica, Paolo Damilano traccia la sua visione di format (in linea con altre aperture che vediamo in giro per l’Italia).
“Ho in mente una ‘trattoria di lusso italiana’, non ho ancora deciso il nome, ma dovrà essere iconico: a New York il ristorante Barolo negli anni ‘80 faceva faville, anche grazie al nome. In ogni caso, il concetto è questo: un luogo dove presentare piatti semplici, con ingredienti al massimo della qualità, che possa ospitare gente del posto, ma anche gli stessi turisti italiani che hanno voglia dei piatti di casa”.
Andare oltre la ristorazione stellata ed il fine-dining sembra essere sempre più importante per alcuni gruppi nazionali ed internazionali.
L’apertura di Trattoria del Ciumbia di Leonardo Maria Del Vecchio, del resto, va proprio in questa direzione. Trattorie in grado di attrarre un target giovane (30/40enni italiani ed internazionali), arrivati nelle città per business o per lavoro. Format replicabili, processi industriali senza la centralità dello Chef.
Tornando a Damilano, novità anche nelle Langhe: “Sto pensando a un’alternativa allo stellato che potrebbe essere, anche in questo caso, una trattoria di lusso, ma con materie prime molto tipiche di Langa, come ad esempio tajarijn con salsiccia di Bra, plin e così via”.
Trattoria che potrebbe prendere il posto dell’attuale stellato Massimo Camia, dato in partenza per un progetto nuovo.
“Già altri chef stellati si sono fatti vivi, le Langhe sono un territorio che fa gola a chi vuole mettersi alla prova – riflette Damilano – Ma non sono convinto, credo che una trattoria di lusso possa essere un’ottima evoluzione”.
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