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MATERIA PRIMA O KNOW-HOW – CHE COS’E’ ITALIA?

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E’ sempre antropologicamente interessante osservare come i dibattiti strategici italiani siano relegati, nella mente dell’opinione pubblica, dopo avvenimenti come il matrimonio di Belen o le vacanze della Canalis. Succede che un’azienda simbolo del Made in Italy come Divella veda contestato il proprio logo tricolore (qui notizia) perchè rea di importare il 30% della materia prima da Ucraina e Canada.La levata di scudi dei produttori è poderosa. Paolo Barilla, ha tuonato contro “le normative nazionali apparse intempestive rispetto alla legge comunitaria. Soprattutto perché non vendiamo solo prodotti, ma vendiamo lo Stile Italia, in cui il concetto di made in Italy s’identifica nel saper fare e non nell’origine della materia prima”.
Luca Garaglini, vice-direttore Aidepi (Confindustria) che “l’essenza della pasta italiana sta nella ricetta, cioè nel processo di trasformazione del grano duro in farina”.
Cosa dire? La posizione di Eat Piemonte è chiara. Se ti vuoi definire “artigianale” e “italiano al 100%” la tua materia prima deve provenire dall’Italia. Se sei industriale puoi specificare che il know-how deriva da tradizioni italiane ma che parte della tua materia prima non lo è.
Purtroppo altri settori di eccellenza hanno giocato sull’equivoco delocalizzando la produzione e parte del know-how ben guardandosi dal pubblicizzarlo al consumatore.
Ben venga lo “stile Italia” ma qui nessuno è fesso …  


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Dario Ujetto

Un professionista così efficiente che riesce a completare una settimana di lavoro in soli cinque giorni. Noto per la sua straordinaria capacità di trasformare le riunioni noiose in occasioni di team building involontario. Juventus e Vitello Tonnato le uniche cose che contano.

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