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La Movida a Torino si prende una pausa?

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La Camera di Commercio di Milano (base dati primo trimestre 2016 su 2015) registra che la “Movida” torinese è in fase di rallentamento.

A Torino operano circa 32.000 esercizi commerciali legati al divertimento e al tempo libero. In Italia sono 933.ooo le imprese legate alla Movida (+0,5% in un anno).

Roma (78.000, +1,7%), Napoli (60.000, +0,8%) e Milano (42.000, +2%) sono le prime tre città per numero totale di imprese, con Torino stabile al quarto posto. Torino regista un’azienda della Movida ogni 70 abitanti.

Cosa significa ciò? Finita l’era del boom e della moda di “avere un locale”?

Negli anni scorsi abbiamo registrato aperture di ottimi locali ma anche di esperimenti al limite della sciatteria. Questa de-cellerazione è figlia, dunque, di un mercato che sicuramente non cresce o cresce poco (i flussi turistici coprono solo in parte la perdita di potere di acquisto dei torinesi) ma anche di un naturale ritorno al professionismo.

Il mercato è giudice severo ma quasi sempre giusto, un’arena dove quasi tutti possono entrare per uscirne poi con le ossa rotte. Stiamo assistendo ad una naturale fase di concentrazione e consolidamento, dove solo i progetti credibili e i professionisti si ritagliano fette di fatturati.

Certo, a volte anche buone idee e bei locali tirano la carretta, spesso non sopravvivendo ad una burocrazia arcigna e a regole cervellotiche.

Vedremo se altri dati e il 2017 confermeranno questo trend. All’orizzonte, ricordiamolo sempre bene, anche il cambiamento genetico di due grandi eventi come Terra Madre Salone del Gusto e Salone Internazionale del Libro (quest’ultimo in fase di totale ridefinizione dopo le note vicende) e un turismo in crescita ma che ancora non è in grado di definirsi (numericamente in quantità e valore) una colonna portante del panorama torinese.



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Dario Ujetto

Da adolescente senza computer a quasi quarantenne googleiano DOC. Ovvero: come passare dalla lettura del giornale cartaceo, alla scrittura di un blog in meno di un nano secondo. Ma mi occupo anche di marketing, cibo, libri e comunicazione.

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