No Alcol, ma non chiamateli analcolici. L’alcol-free torna in auge con fiere, prodotti, locali dedicati. Ma la categoria è lontana anni luce dagli analcolici chimici e zuccherati della nostra gioventù anni Novanta.
Arrivano prodotti de-alcolati, fermentati, artigianali, sperimentali. Un nuovo “spirito del tempo” per la GenZ oppure una moda passeggera?
Facendo ricerche, il primo personaggio di interesse incontrato è Sofia Girelli. Girelli ha lanciato una pagina Instagram (La Sobreria) ed una Fiera sulla filiera a Bologna No/LoBolo.
Kombucha, kefir d’acqua, proxi wine, toniche, birre e spirits senza gradazione alcolica: tutte nuove bevande su cui alcune aziende stanno puntando. E molto interessante un’intervista di Girelli per Vendemmie che riassumiamo sotto.
Ma approfondiamo le fonti e i significati dei numeri. E soprattutto l’apparente cambiamento generazionale dei gusti e dell’approccio alcolico delle nuove generazioni. Fenomeno che è globale e non solo italiano.
Negli ultimi anni, l’Italia ha assistito a un cambiamento significativo nel panorama delle bevande. Il paese del vino e dell’aperitivo sta vivendo una crescente domanda di alternative analcoliche o a basso contenuto alcolico.
Questa tendenza, guidata da nuove preferenze dei consumatori e da una crescente attenzione alla salute e al benessere, sta ridisegnando l’industria italiana delle bevande.
Un mercato che lo studio ha stimato per l’Ue di circa 2,5 miliardi di litri e 7,5 miliardi €, in gran parte coperto dalla birra.
La parte “vino” si attesta a 322 milioni € e quella degli alcoli – distillati e liquori senza alcol – a circa 168 milioni€.
Tra i Paesi dell’Unione Europea che trainano il mercato ci sono Francia, Spagna, Germania e Belgio (in totale, 84% del mercato comunitario per i superalcolici e 91% del mercato dei vini aromatizzati “low/no”). Fuori dall’Ue invece i mercati più vivaci sono soprattutto quello australiano e quello Usa, con un valore stimato rispettivamente di circa 2 miliardi e 1 miliardo di euro ciascuno.
Rispetto ad altri Paesi, dove è già piuttosto comune trovare vini dealcolizzati o alternative analcoliche al gin tra gli scaffali dei supermercati, in Italia il mercato “low/no” sta muovendo i primi passi.
Lo studio Areté lo stima in circa 8 milioni € nel 2021 (lo 0,1% del totale della categoria), a fronte dei 78 milioni€ del mercato francese. Cifre ancora più ridotte per i vini aromatizzati, rappresentati principalmente dalle alternative al Vermouth, con vendite stimate in meno di un milione €.
Se la cava meglio invece il vino (parzialmente) de-alcolizzato, con un mercato nazionale stimato di circa 30 milioni€, nettamente in rincorsa rispetto a Francia (166 milioni) e Germania (69 milioni).
I dati Euromonitor International analizzati da Areté fanno però intravedere previsioni di forte crescita nei prossimi anni: +23% di tasso di crescita medio annuo 2021-2026 per i superalcolici “low/no”.
Numeri in linea con le aspettative di molti operatori, che vedono in questo mercato un grande potenziale per raggiungere nuove categorie di consumatori – come chi non beve alcolici per motivi religiosi – e allinearsi a trend di consumo ormai consolidati, come la preferenza per prodotti più salutari.
Il mercato delle bevande analcoliche o a basso contenuto alcolico in Italia sta vivendo una rapida crescita:
Diversi fattori stanno guidando questo cambiamento nelle preferenze dei consumatori:
Mentre il mercato analcolico cresce, il consumo tradizionale di vino è in calo, soprattutto tra le generazioni più giovani:
Il mercato sta assistendo a una crescita di prodotti innovativi e di alta qualità:
I produttori stanno investendo in tecnologie per creare alternative analcoliche che mantengano le stesse proprietà organolettiche delle versioni alcoliche.
La tendenza analcolica abbraccia un’ampia fascia demografica:
Il mercato analcolico presenta interessanti opportunità economiche:
Il futuro sembra promettente per il mercato delle bevande analcoliche in Italia:
Mentre l’Italia abbraccia questo “nuovo spirito del tempo”, è chiaro che il mercato delle bevande analcoliche non è solo una moda passeggera. Rappresenta un cambiamento significativo nel comportamento dei consumatori, guidato dalla consapevolezza sulla salute, dal cambiamento degli stili di vita e dal desiderio di alternative innovative e di alta qualità alle bevande alcoliche tradizionali.
Che siate produttori, professionisti dell’ospitalità o semplicemente consumatori curiosi, la rivoluzione analcolica in Italia è sicuramente un fenomeno da tenere d’occhio.
In Piemonte rileviamo quattro esempi interessanti, due aperture e due prodotti sul mercato. L’apertura di Affini Dry 0.0 al Mercato Centrale di Torino, il locale di Davide Piastra a Settimo Torinese ed una serie di locali dove bere cocktail no alcol (qui).
Ma anche i prodotti ed i produttori sono protagonisti. I vini de-alcolati di Pietro Botto (qui articolo) e dall’Alto Piemonte la Bubble Bev (Meadlight Drinks Srl), azienda di produzione in conto terzi che proprio con Sofia Girelli ha lanciato “Fioretto”.
Le parole della Girelli: “Perché “Fioretto”? Perché, da un lato, speriamo che tutti voi possiate rinunciare a un bicchiere di vino per un brindisi analcolico.
Dall’altro, per il suo profilo aromatico unico: Fioretto combina l’infuso delicato di camomilla con la profondità del tè rosso Darjeeling, creando una base morbida e avvolgente. A queste note si aggiunge un tocco floreale di gelsomino, che dona freschezza e un leggero accenno di dolcezza, rendendo il sorso sorprendente e piacevolmente aromatico.
Il risultato è una bevanda che colpisce al cuore, senza mai appesantire”.
(Articolo scritto con il supporto delle piattaforme Claude Sonnet 3.0 e Perplexity).