NICOLA FARINETTI – EATALY E GLI INSEGNAMENTI DI MIO PADRE

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Ai margini del 2° Forum Food&MadeinItaly de il Sole24Ore abbiamo avuto la possibilità di incontare Nicola Farinetti.

E’ nata un’interessante chiaccherata virtuale sul mondo Eataly e le evoluzioni del mondo Food.

Oggi Nicola Farinetti è impegnato, con gli altri due fratelli, nella crescita dell’azienda fondata dal padre Oscar. Ha maturato una notevole esperienza internazionale avendo seguito le aperture estere del marchio. Evoluzione dell’azienda, sciopero di Firenze ma anche alcuni consigli ai coetanei che vogliono lavorare negli States.

Ecco le risposte di Nicola Farinetti alle domande di Eat Piemonte.

Il rapporto Coop 2014 testimonia una stagnazione dei consumi. Come Eataly siete impegnati in nuove aperture e in un grande progetto come il FI.CO a Bologna. Quali misure avete attuato e attuerete per reagire ad un mercato interno sostanzialmente fermo?

La nostra risposta a questa crisi è: creatività, lavoro e cambiamento . Nel nostro mondo bisogna dare un motivo ai clienti per sceglierti e pensiamo che bisogna continuare a creare e a “sbattersi” per poter essere diversi tutti i giorni e offrire sempre qualcosa di nuovo.  FI.CO nasce dalla voglia di fare, dalla voglia di realizzare qualcosa di nuovo e di diverso e dalla profonda convinzione che ci sia sempre possibilità per sperimentare.

Come Eataly avete investito risorse nell’e-commerce (con la società ad hoc Eataly Net). E siete parte attiva del progetto Ebay-GustoCome giudichi l’andamento sul mercato italiano e su quello statunitense? Oltre alle dimensioni diverse dei due mercati quali sono le differenze di approccio fra consumatore digitale italiano e quello statunitense nella categoria cibo?
 
I due approcci non sono così diversi. Lo sono di più su città come NYC e LOS ANGELES, dove ormai ci sono servizi online di ogni tipo con delivery in giornata (anche da parte di enti terzi) e quindi la possibilità di comperare online in qualsiasi negozio in tempo reale sta aumentando di molto i consumi. 
In pratica mandi qualcuno a farti la spesa. Questo è un nuovo approccio all’acquisto online e lo trovo molto interessante. Per il resto noi stiamo andando molto bene anche nell’online, abbiamo una grandissima crescita anche se continuiamo a parlare di cifre piccole. Le cifre potranno aumentare quando cominceremo seriamente ad offrire i prodotti freschi, cosa che oggi non stiamo ancora facendo.

Possiamo ipotizzare un Eataly acquirente di startup innovative italiane sia nel mondo digitale che fisico legate al cibo? Una sorta di Google dell’ecosistema cibo italiano?
 
Direi di no. Siamo troppo impegnati nel nostro lavoro e nello sviluppo sia all’estero che in italia per poter pensare di acquisire molte aziende durante il nostro cammino.

Eataly e personalmente suo padre sono stati attaccati da alcuni organi di stampa, soprattutto dopo lo sciopero di Firenze. Vorrei dare un’informazione precisa. Quanti sono in Italia i dipendenti Eataly e quali sono le tipologie di contratto? E infine come funziona il percorso di selezione e crescita delle HR in Eataly?

I dipendenti Eataly in italia sono poco meno di 1700. Noi rispondiamo al contratto nazionale del turismo. 
Eataly si avvale della consulenza di un grande azienda di HR come Adecco per la selezione dei suoi collaboratori.  E’ assolutamente normale, per una azienda in forte crescita come la nostra, che assume centinaia di nuove persone tutti gli anni, utilizzare questi servizi. Quindi normalmente un nuovo assunto da Eataly fa una prova con contratto interinale, poi viene assunto direttamente da eataly con un contratto a tempo determinato e se va tutto bene normalmente si arriva al contratto a tempo indeterminato nel giro di 12/18 mesi. E’ una prassi abbastanza normale, sarebbe impensabile per una negozio come Milano assumere 300 persone nuove tutte assieme in modo indeterminato. Per darvi un’idea, a Milano nel giro dei primi 9 mesi abbiamo già più del 50 % di assunti con contratti indeterminati o con apprendistati.

Expo 2015 ha portato l’attenzione sul cibo. Ma ormai non è più nascosto l’interesse del mondo Private Equity per aziende food italiane (sia consumer sia artigianale alto di gamma). Anche Eataly ha visto l’ingresso di Tamburi Investment PartnersCome cambierà il panorama industriale del cibo dopo il rafforzamento di questa tendenza? 

Difficile da dire. dipenderà molto dal tipo di Private Equity. Tamburi è per noi un partner importante perché lo vediamo non solo utile per la quotazione in borsa, ma anche come investitore di lungo corso, mentre sovente le private equity vogliono una way put nel giro di 4/5 anni. Spero che le private equità possano portare nel mondo del cibo un po’ di competene internazionali ed aiutare il cibo italiano ad andare nel mondo, in quassia forma. Vendita, ristorazione e didattica.
 
LVMH con Cova e Prada con Pasticceria Marchesi sono entrati nel settore food alto di gamma. Anche voi come Eataly o come famiglia Farinetti sareste interessati a valorizzare un marchio artigianale alto di gamma (e magari espanderlo all’estero) o il vostro spirito “animale” è quello del segmento consumer?
 
Noi abbiamo sempre creduto nell’alto di gamma ma questo non vuol dire che non possa essere anche consumer. La pasta di Gragnano del pastifico Afeltra è uno dei massimi esempi di pasta di grano duro al mondo. Difficile farla meglio ed in modo più rigoroso, eppure siamo in grado di offrirla sul mercato a 2,8€ 500gr, “solo” 3 o 4 volte il prezzo della industriale. 
Pensiamo che in molti campi le due cose si possano fare combaciare. Ma il nostro obiettivo rimane avere qualcosa per tutti, dalla focaccia lavorata a mano, con farine macinate a pietra biologiche e cotta nel forno a legna a 3€ fino al barolo a 100€ la bottiglia.
 
Lei è un manager molto giovane, soprattutto per gli standard del mondo del lavoro italiano. Quali consigli darebbe ad un suo coetaneo che volesse intraprendere un percorso imprenditoriale nel mondo del cibo in Italia? E cosa consiglierebbe ad un coetaneo che volesse intraprendere un’esperienza di lavoro negli Stati Uniti? 

Mi verrebbe da dire che sconsiglierei di fare l’imprenditore in italia, ma non voglio dirlo e quindi non lo dico. Io ho imparato la professione di imprenditore da mio padre, dove passione e voglia di lavorare vengono prima di qualsiasi altra cosa. 
Quindi primo consiglio è di guardarsi dentro ed essere sicuro di aver tanta tanta voglia di lavorare, tutto il giorno tutti i giorni. Secondo, di cercare un mercato che piaccia a prescindere dal lavoro e che possa diventare la propria vita. Lavorare deve diventare divertimento. Terzo, l’America non è più difficile dell’italia. Chiunque di noi può anche realizzarsi là, però bisogna essere umili. Non bisogna aver paura di fare i camerieri se si vuole aprire un ristorante.