Che cosa sarà Eataly? Parla Nicola Farinetti

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I piani di espansione di Eataly? Ambiziosi, nonostante il Covid-19. Nicola Farinetti ha anticipato i programmi in via di realizzazione.

Le prossime aperture

Si parte da Londra al 135 di Bishopsgate, previsione 2020/2021. Negli Usa, entro novembre, dovrebbe aprire Dallas, e poi sarà la volta della Silicon Valley e di Seattle.

In Italia il prossimo anno aprirà Verona, in Europa entro il 2022 verrà inaugurata Bruxelles.

“Nel frattempo – racconta Farinetti – ci sono tanti altri fronti aperti soprattutto in Nord America, dove stiamo guardando a Washington Dc, a Orange County, a un raddoppio in città come Toronto e Los Angeles dove stiamo andando benissimo, e non escludiamo l’ipotesi di un terzo store a Manhattan”.

Eataly aveva chiuso il 2019 in crescita del 7%, arrivando a 527 milioni di euro, con un attivo di 8 milioni di euro.

Cos’è cambiato con il Covid-19?

L’emergenza Covid-19 ha inevitabilmente causato l’inversione di tendenza dei conti, perché in Eataly la ristorazione rappresenta la metà degli incassi a livello mondiale, con esposizione superiore negli store americani (Usa, Canada, Brasile).

“La sfida è non far pesare sul cliente di Eataly la presenza delle disposizioni per la sicurezza e quindi ci siamo inventati un po’ di cose particolari, dalle mascherine personalizzate al menù raccontato, fino alla riorganizzazione dell’accoglienza ai tavoli dei nostri ristoranti” spiega Nicola Farinetti.

Secondo le previsioni di Eataly, in Italia le perdite saranno più contenute rispetto agli Usa perché la vendita dei prodotti conta più della ristorazione mentre negli Stati Uniti succede il contrario.

E la quotazione in borsa di Eataly?

Infine, uno sguardo alla quotazione in Borsa, che un anno fa pareva un passaggio imminente e poi è stato accantonato, ma non del tutto abbandonato.

“Penso – dice Farinetti – che per un’azienda del valore di Eataly, per un Paese come l’Italia che ha una ricchezza enogastronomica incredibile ma che, per un motivo o per un altro, non ha mai esportato né una catena ristorativa né una catena di supermercati, avere prima o poi un’azienda veramente strutturata in tutto il mondo e averla sotto forma di public company possa essere giusto e di grande valore”.

Fonte: [PamBianco]