Al centro di questi giorni di afa estiva la polemica sulle bancherelle della Biraghi in piazza San Carlo.
Nel suo articolo sul Corriere Torino, Paolo Coccorese raccoglie le reazioni stizzite di tanti commercianti e proprietari. Il giornale rilancia poi con un secondo pezzo di Giorgia Mecca che riporta l’opinione di Stefano Cecchi, l’imprenditore che nel 2015 ha aperto, proprio di fronte, sull’altro lato dei portici, Gelati Cecchi 1936. Le posizioni dei “colleghi” dell’ex Emporio Paissa sono chiare: quel bancone e la pubblicità deturpano i portici e l’aulicità di piazza San Carlo, il “salotto di Torino”.
La risposta di Biraghi
Da Biraghi ribattono che il progetto è stato autorizzato dal Comune. E fra l’altro la mega bancarella è lì dai primi giorni di apertura post Covid-19, non proprio da ieri.
“Rispettiamo le normative del Comune e abbiamo ricevuto un parere positivo preventivo dell’Intendenza Belle Arti. Anche noi avremmo preferito continuare l’attività all’interno dei locali appena restaurati con ingenti investimenti”.
La Biraghi dice inoltre: “la soluzione temporanea concilia le regole sanitarie, il rispetto dell’estetica e, ultima ma più importante, la sopravvivenza di molti esercizi commerciali”.
Certo, Biraghi non ha fatto prevalere l’estetica, trascurando dettagli a cui un vetrinista o designer professionista avrebbe badato. Ma tolta la caduta estetica, un’azienda che, dopo anni, ha investito – probabilmente cifre che superano il milione di euro – su una location che era da tempo chiusa non ha nulla di che incolparsi.
Perché è qui il vero limite di un certo commercio torinese: nascondersi dietro il decoro per criticare chi investe, realizza e magari sbaglia anche; salvo che gli errori li commettono tutti durante una storia imprenditoriale.
Ma invece la diffusa presenza di clochard, che ancora affollano piazza San Carlo, non merita forse azioni comuni di salvaguardia?
Perché manca un brand Piazza San Carlo?
Perché, ad oggi, Stratta, Mokita, Caffè Torino e tanti altri non hanno ancora lanciato un brand comune “Piazza San Carlo” su modello di tante iniziative presenti in altre città europee? Il problema, come afferma Stefano Cecchi, è solo che Biraghi vende anche gelato?
Parlarsi fra imprenditori dovrebbe essere all’ordine del giorno, soprattutto in una fase dove noi tutti dobbiamo trovare una “nuova” normalità e magari uscire dalle proprie zone di comfort, valorizzando la collaborazione commerciale. E parlarsi eviterebbe anche reazioni scomposte, talvolta ben poco signorili.