Ristorazione e Torino: puntuale la polemica agostana

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Ristorazione e Torino, un conflitto irrisolto nel mese di agosto?

Puntuale come ogni anno arriva la polemica su aperture/chiusure nel mese di agosto, conteggi, domande sull’orientamento al turista di questa città ai piedi delle Alpi.

E quest’anno l’aggiunta della scoperta di una vecchia norma del piano regolatore che rende di fatto antieconomico per gli alberghi aprire rooftop e terrazze.

La giornalista Simonetta Schiandivasci ha aperto le danze quest’anno con un tweet e con un articolo su La Stampa. Sulle carenze di Torino come città ospitale e sulle cucine chiuse dopo le 21,30.

Risponde Luca Ferrua sempre su La Stampa, sostanzialmente dando ragione alla collega.

Ma Torino accoglie o non accoglie? Ha una mentalità provinciale e poco aperta al turismo o è diventata meta turistica. Ognuno ha la sua visione e i suoi esempi per rafforzarla.

Il Corriere Torino parla di forti presenze turistiche anche ad agosto e meno chiusure (vedremo poi i numeri), mentre in 10 anni sono aumentati il numero di ristoranti e diminuiti quelli dei bar. Dal 2013 al 2023 +1.313 ristoranti contro i -1.071 per bar e affini.

Ma tutti questi ristoranti lavorano per i torinesi o per i turisti? E lavorano per un torinese che ha una vita come quella di 30 anni fa?

E’ sempre difficile parlare di tendenze e numeri senza una solida base dati. I ristoranti (dallo stellato al low cost) sono nella cinta daziaria di Torino pari 5.932 unità. Uno ogni 141 abitanti (836.805 abitanti totali al 30 aprile 2023).

Nel 2022 Torino città e cintura ha visto arrivare 1.929.428 persone per circa 3 notti medie di pernottamento. Quindi 6 pasti fuori da giocarsi fra catene, bar e ristoranti di qualunque posizionamento.

Possiamo giocare sui numeri all’infinito e costruire belle teorie. Ma l’imprenditore/ristoratore gioca sempre più su un trade-off. Rischiare l’apertura con flussi incerti o cercare equilibrio fra chiusura e ferie?

Poi c’è la questione delle bolle. Tutti noi siamo immersi in bolle che ci fanno leggere il mondo dal “nostro” punto di vista. C’è una nicchia di mercato che assicura fatturato nel tenere la cucina aperta dopo le 21,30? In concorrenza con pizzerie e tapas bar?

C’è un flusso turistico capace di assicurarmi presenze in linea con la mia offerta? Tutte queste sono scelte di mercato ed il mercato giudicherà la bontà o meno di una strategia.

Nessuno può avere una strategia giusta a priori, la partita si gioca sul mercato giornaliero.

Altro spunto. Nonostante roboanti dichiarazioni ed intenti, Torino è ancora “centro-centrica”. Ovvero legata al suo centro o quartieri della movida. Centro e periferie sono ancora due mondi diversi.

E Torino invecchia. Quale pensionato, esclusi la nicchia dei bon-vivant, va fuori a mangiare dopo le 21,30?