Chiusura Peyrano: non chiamiamola crisi

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Peyrano chiude il negozio storico di corso Vittorio Emanuele 76. Rimane attivo il laboratorio e il negozio di corso Moncalieri 47. Ieri ANSA ha battuto la notizia, subito ripresa dai principali giornali e magazine online.

Chiude lo storico negozio Peyrano di Torino. Due dipendenti, un autista e un pasticcere, che lavoravano da quasi trent’anni nella storica bottega del cioccolato hanno ricevuto la lettera di licenziamento per giustificato motivo oggettivo. I lavoratori si sono rivolti alla Flai Cgil che ha impugnato il licenziamento.
Già nei mesi scorsi il sindacato aveva sollecitato la Jacopey Srl al pagamento delle retribuzioni arretrate ai dipendenti. (Ripr. ANSA).

Sarebbe facile, ma semplicistico, parlare della solita crisi e della Torino che non c’è più. Su La Stampa, Bruna Peyrano commenta – “mi dispiace molto, ma non è più tempo per botteghe di questo tipo”.

Non siamo d’accordo. Guido Gobino ha aperto in pochi anni negozi a Torino, Milano e Aeroporto di Torino. Guido Castagna una bella boutique in via Maria Vittoria, Odilla Chocolat a Milano.

Fin dal recupero in Tribunale del marchio da parte dei coniugi Peyrano (con la Jacopey Srl dopo il fallimento Maione del 2011) la linea aziendale è stata alquanto polverosa. Scarsa comunicazione, scarsa presenza fuori dal solito perimetro torinese (es. assenza al Salon du Chocolat di Milano).

Mancanza di capitali, mancanza di competenze specifiche manageriali, impossibilità di aumentare il fatturato per reggere l’urto delle spese di un negozio storico. Queste le probabili cause di una lunga decadenza (che probabilmente non si fermerà al negozio di corso Vittorio).

Un marchio racconta una storia, diventa eredità storica. Però un marchio commerciale non è un Museo, ma una realtà viva che deve rinnovarsi con strategie, idee, passione e management. Cose che, nel caso specifico, sono venute a mancare.

Ieri, un esperto manager del settore commentava che per reggere la sostenibilità economica di un negozio storico è necessario almeno un milione€ di fatturato. Cifra che l’attuale assetto sociale non raggiungerà mai.

Temiamo che senza l’intervento di un socio competente e di nuovi capitali, fra poco tempo il marchio sarà consegnato solo alla storia di questa città come molti altri.