COSA CI INSEGNA L’AFFAIRE PAISSA

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Abituati ormai a scandali ben più gravi, il fallimento di alcune società riconducibili ai soci di Paissa S.r.l. (Mario Pluvano e Roberta Fusetti) e la conseguente inchiesta per bancarotta fraudolenta non ha fatto molto rumore.
Alcuni articoli in cronaca di La Stampa e Repubblica a sancire la morte di un marchio storico del 1848.
Consolandoci con la prossima ri-apertura di Platti, vediamo un’altra storia imprenditoriale di Torino finire fra carte bollate e poca trasparenza.
PAISSA è l’acronimo di “Prodotti artigiani italiani stranieri Società anonima” da sempre in piazza San Carlo.
A fine 2013 lo sfratto da parte dei proprietari dei muri (Intesa San Paolo e Popolare di Novara) per morosità.
Oggi l’emergere una “storiaccia” di società aperte e chiuse, marchi non registrati, fornitori non pagati.
Un classico della speculazione, magari nascosta dietro il paravento di un marchio storicoche andrebbe invece protetto con una gestione “monacale”.
Tal Mario Pluvano e Roberta Fusetti chiariranno davanti al PM e ai Tribunali la loro posizione. Quel che resta è l’amarezza di un’occasione sprecata proprio nel momento di maggior splendore mediatico per il “cibo”.
Ma un marchio storico non deve vivere di polvere e ricordi. Deve trarre dalla sua storia la linfa per innovare, cercando nella propria mission le ragioni per una crescita continua.
Tre regole semplici, che coinvolgono marketing e commerciale:
– Aprirsi ai trend senza perdere la propria identità storica;
– Re-interpretare la mission in chiave contemporanea;
– Non speculare sul passato ma trasformare l’heritage in una leva di comunicazione.