Il caso Kebhouze: non sta fallendo la catena di Gianluca Vacchi

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Kebhouze non sta fallendo ma forse qualcosa è da rivedere a livello di sviluppo e comunicazione.

Il caso è ormai noto nel circolo dei comunicatori del cibo. Alcune manovre societarie e finanziarie sono state interpretate ed analizzate dalla testata Affari Italiani, a firma di Andrea Giacobino. Da questa fonte, Dissapore e Gambero Rosso hanno parlato di crisi per la catena di cui Gianluca Vacchi è il principale socio e finanziatore.

Kebhouze ha chiuso il bilancio 2022 con un valore della produzione di 5,36 milioni€, ma anche con una crescita dei costi, tra cui 1,76 milioni€ di salari.

Ne è derivata una perdita di esercizio da 1,34 milioni€, più altri 200.000€ accumulati nei primi due mesi del 2023 (lo si legge nel Verbale d’assemblea di giugno).

Così si è resa necessaria un’operazione straordinaria (lo impone il Codice civile).

Le perdite sono state coperte attingendo alle riserve, il capitale è stato ridotto a 264.000€ e subito ricostituito per intero (a 1 milione€), tramite un aumento di capitale sottoscritto dalla holding di Gianluca Vacchi, Cofiva.

Non certamente un boom, ma neanche una situazione fuori controllo. Kebhouze è nata nel 2021, in un contesto di consumi altalenante.

La notizia è rimbalzata su tanti siti, scrivendo anche di “timori per la sorte dei 112 dipendenti” (da unavisura societaria sono però 135 addetti al 31 dicembre 2022).

Kebhouze e i suoi fondatori si sono difesi su Linkedin.

Kebhouze conta 24 punti vendita aperti in poco più di un anno, come le 150 persone assunte finora (dato aggiornato a giugno) e confermando l’intenzione di crescere, senza licenziare nessuno.

Forse però passaggi così delicati andrebbero spiegati con una nota preventiva, sapendo anche la forza divisiva di un personaggio come Vacchi, frontman del progetto.